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Mini black list: ipotesi destituita da ogni fondamento

3 feb 2014
Mini black list: ipotesi destituita da ogni fondamento
Mini black list: ipotesi destituita da ogni fondamento
“Una tempesta in un bicchier d'acqua”, così appare il leggero scompiglio creato nel fine settimana sulla questione del cosiddetto “regime dei minimi”, creato dall'Italia nel 2007 e trasformato nel 2012 in “regime fiscale di vantaggio” per l'imprenditoria giovanile e per i lavoratori in difficoltà. Di fatto tale sistema agevolato si applica per coloro che ricavano il loro sostentamento esclusivamente dal loro lavoro e non da pratiche commerciali o assimilabili. Come recita la circolare numero 17/E dell'Agenzia delle Entrate, emessa nel maggio 2012, tali attività “minime”, devono conseguire ricavi o compensi in misura non superiore a 30mila euro; non devono effettuare cessioni all’esportazione, operazioni assimilate alle cessioni all’esportazione, servizi internazionali o connessi agli scambi internazionali, operazioni con lo Stato della Città del Vaticano o con la Repubblica di San Marino, operazioni non imponibili in virtù di trattati ed accordi internazionali.
In definitiva non possono esportare. La citazione di San Marino e Vaticano tende semplicemente a precisare che i due Stati, pur essendo enclave nel territorio italiano, sono a tutti gli effetti considerati estero. Ad ulteriore rafforzamento della condizione “minima” di questi soggetti, la circolare precisa anche che non possono avere dipendenti o collaboratori, non distribuire utili ad eventuali associati, non acquistare beni strumentali di valore complessivo superiore a 15.000 euro, neppure in locazione. Nessuna mini black list, quindi, ma semplicemente un regime fiscale agevolato per chi vive esclusivamente del proprio lavoro e si ferma ad un ricavo contenuto. Regole emanate dallo Stato italiano nel 2007 e ribadite nella circolare del 2012.

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