Nulla di fatto nell’incontro di ieri in Regione: è infatti saltato il tavolo sulla cassa integrazione e ora le parti si rimpallano responsabilità. Per i sindacati la proprietà ha compiuto un nuovo dietrofront. Sotto accusa, in particolare, la richiesta ai lavoratori di firmare, in cambio dei 110 euro concordati come sostegno al reddito per quelli a 0 ore, una liberatoria in cui si rinuncia al diritto di rivalsa in sede legale. L’azienda replica che la nuova proposta contiene semmai concessioni ulteriori rispetto alla precedente e ricorda che la maggioranza delle assemblee dei lavoratori convocate al termine dell’incontro del 4 settembre al Ministero del Lavoro, si erano espresse a favore dell’ipotesi di accordo. Proclamato intanto lo stato di agitazione: saranno le stesse rappresentanze sindacali aziendali a decidere quando e come mettere in atto la protesta.
Sul Titano, invece, le due aziende controllate dal colosso riminese, Es e Minimax, stanno ricorrendo alla cassa integrazione come risposta alle difficoltà economiche e al momento si esclude il ricorso a riduzioni di personale. Tutto fermo per quanto riguarda il progetto di ristrutturazione che doveva interessare le due controllate. Discorso diverso per la Steelmec, che da San Marino ha trasferito la sede operativa nel circondario, con i 36 dipendenti che lavorano in distacco nella nuova struttura.
Silvia Pelliccioni
Sul Titano, invece, le due aziende controllate dal colosso riminese, Es e Minimax, stanno ricorrendo alla cassa integrazione come risposta alle difficoltà economiche e al momento si esclude il ricorso a riduzioni di personale. Tutto fermo per quanto riguarda il progetto di ristrutturazione che doveva interessare le due controllate. Discorso diverso per la Steelmec, che da San Marino ha trasferito la sede operativa nel circondario, con i 36 dipendenti che lavorano in distacco nella nuova struttura.
Silvia Pelliccioni
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