Da Rimini arriva l'accusa al lavoro flessibile. E' l'assessore provinciale Meris Soldati che sostiene la linea dell'innovazione e della formazione nelle aziende piuttosto che la cosiddetta "precarizzazione". Dopo i dati emersi dal rapporto sull'economia riminese, che dimostrano come calano i contratti a progetto mentre aumentano quelli a termine e part time, l'assessore ha dichiarato: "Negli ultimi anni, sul territorio locale appena uno di 10 avviati ha avuto contratti a tempo indeterminato; gli altri 9 si sono arrangiati con forme contrattuali più o meno precarie. Nei fatti dunque la flessibilità già c’è, e da almeno 10 anni; questo non ha impedito le enormi, drammatiche difficoltà di trovare lavoro da parte dei giovani e di chi resta senza occupazione dopo i 50 anni".
Critica la fase di ingresso, dal momento che meno di 5 avviamenti su 100 vengono formalmente regolati con un contratto a tempo pieno e indeterminato. Tra le forme contrattuali atipiche, dopo quattro anni di crescita continua, diminuisce significativamente il peso del lavoro intermittente, mentre sale l’incidenza dei rapporti dipendenti a termine e del part time. Dopo quattro anni di incrementi continui, durante il 2013 i contratti ‘a chiamata’ sono 14.380, vale a dire oltre 12 mila in meno rispetto al 2012 e la loro quota sul totale scende dal 25% al 15,4%. "Non temo di affermare che le proposte al vaglio in queste settimane dal Governo riducano e di molto lo spazio per la formazione, ad esempio, per l’apprendistato, cercando di emulare modelli di flessibilità di Paesi troppo differenti dall'Italia".
Valentina Antonioli
Critica la fase di ingresso, dal momento che meno di 5 avviamenti su 100 vengono formalmente regolati con un contratto a tempo pieno e indeterminato. Tra le forme contrattuali atipiche, dopo quattro anni di crescita continua, diminuisce significativamente il peso del lavoro intermittente, mentre sale l’incidenza dei rapporti dipendenti a termine e del part time. Dopo quattro anni di incrementi continui, durante il 2013 i contratti ‘a chiamata’ sono 14.380, vale a dire oltre 12 mila in meno rispetto al 2012 e la loro quota sul totale scende dal 25% al 15,4%. "Non temo di affermare che le proposte al vaglio in queste settimane dal Governo riducano e di molto lo spazio per la formazione, ad esempio, per l’apprendistato, cercando di emulare modelli di flessibilità di Paesi troppo differenti dall'Italia".
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