Il futuro del centro storico passa anche attraverso la riunione di martedì sera quando i commercianti di città si confronteranno sulle proposte del Governo. C’è grande attesa tra gli addetti ai lavori. Per tanti anni hanno aspettato che qualcosa si muovesse ed ora, finalmente, la riqualificazione è più vicina. Ma rimane ancora un nodo da sciogliere, quello delle vetrine esterne, anche se il progetto globale è stato apprezzato un po’ da tutti.
Il Direttore dell’Osla ne sottolinea il riscontro positivo. “C’è molto entusiasmo - dice Ettore Mularoni - ma anche qualche diffidenza legata al fatto che per troppi anni l’immagine della Repubblica è stata trascurata”. La speranza è che possano essere risolti concretamente anche aspetti considerati dettagli, ma che qualificano l’immagine di un paese. Come le toilette pubbliche, le aree di sosta, i contenitori per rifiuti. “Se il Governo terrà fede alle promesse, il centro storico potrà essere più appetibile non solo per i turisti ma anche per gli stessi sammarinesi”.
Più critico Marco Arzilli. Riferendosi alle vetrine non nasconde che il clima è molto teso. “Un progetto - spiega il presidente dell’Usc - diventa buono se tutti ci credono. Non può essere imposto dal Governo”. E non è una questione da poco. “Progetti non condivisi - ricorda Arzilli- in passato sono stati fermati. Come il cosiddetto Piano Ferrini che negli anni ‘90 puntava ad interventi nelle vie del centro storico e che alla fine ne mise in opera solo alcuni”.
Il presidente dell’Usot ricorda che è da anni che l’associazione cerca di motivare i vari Governi al rilancio del turismo attraverso un piano di riqualificazione. “Oggi - dice - proviamo soddisfazione e condivisione. Questo però non significa che i commercianti debbano essere danneggiati”. Per Rossi occorre cambiare il tipo di promozione turistica dato che il futuro va verso una politica di distacco dalla riviera romagnola. Il progetto può quindi contribuire ad offrire incentivi e nuove motivazioni, ma invita il Governo a procedere gradualmente, magari dando il buon esempio ed iniziando ad intervenire partendo dalle proprietà dello Stato, come l’ufficio filatelico. “I negozianti hanno già accettato di togliere tende ed insegne – continua -. E’ comprensibile che abbiano paura. Quando vedranno che le cose stanno cambiando davvero e che vengono fatte bene, sono sicuro – conclude - che non si tireranno indietro”.
Il Direttore dell’Osla ne sottolinea il riscontro positivo. “C’è molto entusiasmo - dice Ettore Mularoni - ma anche qualche diffidenza legata al fatto che per troppi anni l’immagine della Repubblica è stata trascurata”. La speranza è che possano essere risolti concretamente anche aspetti considerati dettagli, ma che qualificano l’immagine di un paese. Come le toilette pubbliche, le aree di sosta, i contenitori per rifiuti. “Se il Governo terrà fede alle promesse, il centro storico potrà essere più appetibile non solo per i turisti ma anche per gli stessi sammarinesi”.
Più critico Marco Arzilli. Riferendosi alle vetrine non nasconde che il clima è molto teso. “Un progetto - spiega il presidente dell’Usc - diventa buono se tutti ci credono. Non può essere imposto dal Governo”. E non è una questione da poco. “Progetti non condivisi - ricorda Arzilli- in passato sono stati fermati. Come il cosiddetto Piano Ferrini che negli anni ‘90 puntava ad interventi nelle vie del centro storico e che alla fine ne mise in opera solo alcuni”.
Il presidente dell’Usot ricorda che è da anni che l’associazione cerca di motivare i vari Governi al rilancio del turismo attraverso un piano di riqualificazione. “Oggi - dice - proviamo soddisfazione e condivisione. Questo però non significa che i commercianti debbano essere danneggiati”. Per Rossi occorre cambiare il tipo di promozione turistica dato che il futuro va verso una politica di distacco dalla riviera romagnola. Il progetto può quindi contribuire ad offrire incentivi e nuove motivazioni, ma invita il Governo a procedere gradualmente, magari dando il buon esempio ed iniziando ad intervenire partendo dalle proprietà dello Stato, come l’ufficio filatelico. “I negozianti hanno già accettato di togliere tende ed insegne – continua -. E’ comprensibile che abbiano paura. Quando vedranno che le cose stanno cambiando davvero e che vengono fatte bene, sono sicuro – conclude - che non si tireranno indietro”.
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