“Partecipatissima assemblea dei lavoratori di Poste San Marino SpA”, così la definisce la Csu. Lo sciopero continua, è la sintesi, e il Decreto va ritirato. Il governo non ha il coraggio di invertire la rotta e dimostrare – con fatti concreti – che finalmente si può attuare una vera discontinuità rispetto alle scelte sciagurate del passato. Così l'assemblea dei dipendenti di Poste Spa che rilancia tutti i dubbi rispetto ai costi definiti “rilevanti” della Direzione e del Consiglio di Amministrazione, nonché di tutte le figure di livello e retribuzione elevati presenti oggi nella società. Se si deve iniziare a fare davvero “spending review”, è la sintesi, si parta dall'alto e non dalle categorie più basse e precarie.
I dipendenti hanno deciso di proseguire lo sciopero fino a giovedì prossimo. Si arriverà così a 10 giorni di sciopero consecutivi con una adesione che il sindacato definisce altissima, superiore al 90%. Si prosegue a oltranza e la revoca, anticipa la Csu, ci sarà quando i 12 dipendenti, che fino al 31 marzo erano inquadrati nell'ambito della PA e sono stati poi inseriti nel contratto servizi, torneranno a far parte del pubblico impiego. La Csu lamenta una “approssimazione e arroganza che dimostrano la scarsa considerazione verso i diritti dei lavoratori ed anche rispetto agli appelli a non far emettere il Decreto” Per tamponare il forte disavanzo figlio di una Direzione discutibile e inefficiente, accusa la Csu, si tenta di compensare la perdita a carico del bilancio dello Stato sacrificando sull’altare della trasformazione privatistica il Servizio Filatelico e Numismatico.