“Debolezza”, “fragilità”, “incertezza”: parole contenute nel report dell'Fmi dopo l'ultima missione Article IV. Nulla di nuovo, in parte, da quanto già scritto in documenti passati. L'organizzazione di Washington parla di un comparto bancario con bassa qualità degli asset, carenze di capitali, alti costi e bassa liquidità. A questo si aggiungono i ripetuti interventi in Carisp che, sottolinea l'Fmi, hanno contribuito a “persistenti deficit fiscali”.
Il Fondo riconosce progressi, ad esempio sulla flessibilità nel lavoro, ma elenca una serie di prospettive non rassicuranti. Ricorda la necessità di una ristrutturazione del settore bancario e fa riferimento alle difficoltà nel sistema del credito. Le “elevate fragilità fiscali e finanziarie” pongono significativi rischi di peggioramento nella crescita.
La percentuale di aumento del Pil reale, infatti, scenderà passando dall'1,1% del 2018, allo 0,8% del 2019 fino allo 0,7% per il 2020. Secondo il Fondo, le “profonde debolezze” nel settore bancario stanno “minacciando” la sostenibilità fiscale.
Torna allora il bisogno di “riforme strutturali”. L'Fmi avalla soprattutto quella delle imposte indirette e delle pensioni. Invita poi a dare più poteri a Banca Centrale, anche di controllo, a limitare i contributi pubblici alle ricapitalizzazioni, risolvere la questione Npl, convertire il credito d'imposta in bond e, sul fronte della spesa pubblica, razionalizzare i rimborsi fiscali e le uscite per lo Stato.
Valutazione positiva per i passi avanti, ad esempio, sull'antiriciclaggio, così come i cambiamenti sulle assunzioni dei non residenti. Dal Fondo anche l'ok al processo di avvicinamento all'Ue.
mt
Il Fondo riconosce progressi, ad esempio sulla flessibilità nel lavoro, ma elenca una serie di prospettive non rassicuranti. Ricorda la necessità di una ristrutturazione del settore bancario e fa riferimento alle difficoltà nel sistema del credito. Le “elevate fragilità fiscali e finanziarie” pongono significativi rischi di peggioramento nella crescita.
La percentuale di aumento del Pil reale, infatti, scenderà passando dall'1,1% del 2018, allo 0,8% del 2019 fino allo 0,7% per il 2020. Secondo il Fondo, le “profonde debolezze” nel settore bancario stanno “minacciando” la sostenibilità fiscale.
Torna allora il bisogno di “riforme strutturali”. L'Fmi avalla soprattutto quella delle imposte indirette e delle pensioni. Invita poi a dare più poteri a Banca Centrale, anche di controllo, a limitare i contributi pubblici alle ricapitalizzazioni, risolvere la questione Npl, convertire il credito d'imposta in bond e, sul fronte della spesa pubblica, razionalizzare i rimborsi fiscali e le uscite per lo Stato.
Valutazione positiva per i passi avanti, ad esempio, sull'antiriciclaggio, così come i cambiamenti sulle assunzioni dei non residenti. Dal Fondo anche l'ok al processo di avvicinamento all'Ue.
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