Toni netti, a tratti bellici, per affrontare il tema della riforma pensioni prospettata dal Governo. Parlano di “accerchiamento” da parte di banche ed esecutivo e di “cura da cavallo” le federazioni pensionati della Csu in una nota diffusa al termine di una serie di incontri dedicati al tema. Le critiche sono quelle già mosse nei confronti del Governo. I pensionati si dicono preoccupati per “i tagli alle prestazioni contenuti nella proposta” e chiedono “garanzie” sul mezzo miliardo di fondi depositati nelle banche.
Prima di parlare di riforma previdenziale, scrivono, bisogna fare “completa trasparenza sulla situazione del primo e secondo pilastro e sullo stato di crisi” degli istituti di credito. Non è possibile, si legge ancora nella nota, “prosciugare i risparmi di migliaia di lavoratori e pensionati per sostenere un sistema bancario in cerca spasmodica di liquidità”.
Alle critiche risponde il segretario di Stato Franco Santi che rimane fermo sulle sue posizioni. La riforma “è necessaria”, dichiara, “per dare prospettive e continuità al nostro sistema previdenziale”. E in merito ai tagli, prosegue Santi, “non so cosa dire se non che andavano fatti tempo fa e che non sono più rinviabili. Sull'entità ci metteremo d'accordo con le parti sociali”.
Ma su un punto, in qualche modo, sembrano essere tutti d'accordo: sulla necessità di fare 'ordine' nel sistema bancario. Se i pensionati Csu chiedono trasparenza, Santi spiega che i ragionamenti sulla riforma proseguiranno una volta che sarà data risposta alle questioni legate alle banche. I fondi vanno “garantiti e tutelati”, dice il Segretario di Stato. Per farlo bisogna rendere il settore “in grado di consolidarsi”, considerando che i fondi costituiscono parte importante degli attivi delle banche. “Come sistema Paese – aggiunge Santi - dobbiamo impegnarci a trovare soluzioni”. Tra queste, l'apertura del comparto bancario e finanziario all'esterno. Sul finire della nota, i segretari dei pensionati Csu Elio Pozzi e Armando Stacchini avvertono: la riforma rischia di trasformarsi “nell'ennesimo pretesto per fare cassa”.