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Riforma pensioni: sale la tensione

4 giu 2005
Riforma pensioni: sale la tensione
Come aveva anticipato al termine dell’ultimo incontro con il sindacato, il Segretario di Stato Massimo Rossini ha presentato al Governo il progetto di legge quadro di riforma del sistema previdenziale e per l’introduzione di un sistema di previdenza complementare. L’Esecutivo ha dato mandato ai Segretario di Stato Rossini e Mularoni, di avviare il confronto con le parti sociali per arrivare a una legge che il Governo vuole equa, sostenibile, solidale, condivisa e partecipata. La riforma pensionistica, sottolinea il Congresso di Stato, è una responsabilità di tutta la comunità. Dovrà affermare il diritto a conservare gli attuali livelli raggiunti e il mantenimento dei diritti acquisiti. Dovrà, prosegue il Governo, sostenere il dovere di ciascuno di contribuire proporzionalmente al proprio fondo pensioni. Per queste ragioni, e per assicurare la solidarietà fra le generazioni – conclude l’Esecutivo – all’attuale calcolo retributivo – la cui centralità è confermata – si affianca l’introduzione di un secondo pilastro di previdenza complementare. Infine si convalida che lo Stato continua a restare il garante di ultima istanza.
Il progetto di legge è arrivato anche sul tavolo della CSU che contesta aspramente le linee della riforma e accusa il Governo di cercare il confronto solo a parole. La cosa che ci preoccupa di più, afferma il segretario della CDLS Marco Beccari, e che il provvedimento sarà presentato in Consiglio Grande e Generale il 28 giugno, senza darci il tempo di consultare i lavoratori su una legge di questa portata. Beccari ripete che questa non è una riforma come tutte le altre, va condivisa. In Europa e in Italia, ricorda, sulle pensioni sono stati fatti dei referendum. Non è possibile, conclude, andare al confronto con proposte così pesanti e che non tutelano i diritti acquisiti. E’ un salto nel buio, dichiara il segretario della CSdL Giovanni Ghiotti. La legge, incompleta negli aspetti essenziali, tra le altre cose non affronta il problema delle entrate contributive, limita al 10% il concorso dello Stato, alza in maniera secca l’età pensionabile a 65 anni, delineando una riduzione dei trattamenti pensionistici. Alla luce di questi contenuti inaccettabili, ribadisce Ghiotti, trova ulteriore conferma la necessità dello sciopero generale proclamato per il 20 giugno.

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