Nell’ottobre di un anno fa CGIL CISL UIL Unindustria e Ance Rimini, in un clima di piena condivisione, con un documento indirizzato a tutti i soggetti che operano nel sistema economico locale, ribadivano la necessità che venissero messe in campo misure eccezionali per combattere il perdurare della crisi che solamente nell’ultimo anno aveva portato alla chiusura di più di 750 imprese. Creazione di posti di lavoro e salvaguardia delle imprese erano e restano i due poli su cui si era detto occorre muovere l’azione individuando alcuni punti focali. Il contributo che come CGIL avevamo posto al tavolo del confronto era quello del Piano del Lavoro per la provincia di Rimini rispetto al quale abbiamo raccolto positive conferme.
L’attività di confronto in questi mesi è proseguita tra la CGIL e altre associazioni di categoria: CNA. Confartigianato, Legacoop e Confcooperative dalle quali abbiamo ricevuto la stessa disponibilità ad agire in forma coesa.
Pur nella crisi che sta attraversando il settore edile, uno dei punti qualificanti dell’analisi unanimemente sostenuta è stata quella di dire basta al mattone tradizionale, al consumo dissennato di territorio, per avviare invece una fase di manutenzione, messa in sicurezza sismica e antincendio, evoluzione verso le energie rinnovabili, una fase cioè di rigenerazione dei patrimoni pubblici, produttivi e privati. Questi interventi sono da mettere in relazione con i piani istituzionali PSC, RUE e piani energetici in un contesto di dialogo e di necessaria sburocratizzazione. Il che non significa venir meno alle regole che anzi vanno rilanciate esigendo il rispetto della legalità e dei protocolli sottoscritti ma non sempre applicati a partire da quello sugli appalti, sulle white list, sulla cooperazione sociale, sulla salute e sicurezza.
Per il rilancio dell’economia al tema delle costruzioni si associa quello dell’industria e del turismo e qui occorrono idee concrete di riqualificazione dell’esistente e di sviluppo con la consapevolezza che un buon sistema dei trasporti, infrastrutture e servizi alle imprese possano agevolare l’uscita dalla crisi e una maggiore competitività della nostra economia. E’ da ritenersi perdente, infatti, un sistema che intenda competere non investendo sulla ricerca e sull’innovazione ma abbassando il costo del lavoro che divenendo sempre più povero diviene anche sempre meno qualificato.
Le idee ci sono, la disponibilità a operare insieme c’è, occorre una governance istituzionale con cui definire le linee di indirizzo, gli strumenti e le azioni utili a generare un cambio di strategia che ci porti fuori dalla crisi e che produca nuove politiche per il lavoro.
La Giunta dell’Emilia Romagna con il Patto per il Lavoro che ha sottoscritto insieme alla parti sociali e datoriali si è assunta la responsabilità di tracciare un percorso comune che impegna anche tutti gli altri firmatari compresi i Presidenti delle Province. I territori saranno decisivi per dare sostanza alla politica regionale che si basa sulla ricerca di nuove sinergie tra investimenti pubblici e privati e tra strategie regionali e locali. Dovremo essere in grado di contribuire a questo Patto definendone uno territoriale che porti i segni della nostra identità produttiva, sociale e culturale. Auspichiamo che dalla Provincia arrivi un’analoga volontà di traino della ripresa economica come quella dimostrata dalla Regione Emilia Romagna.
Comunicato stampa
CGIL Rimini
L’attività di confronto in questi mesi è proseguita tra la CGIL e altre associazioni di categoria: CNA. Confartigianato, Legacoop e Confcooperative dalle quali abbiamo ricevuto la stessa disponibilità ad agire in forma coesa.
Pur nella crisi che sta attraversando il settore edile, uno dei punti qualificanti dell’analisi unanimemente sostenuta è stata quella di dire basta al mattone tradizionale, al consumo dissennato di territorio, per avviare invece una fase di manutenzione, messa in sicurezza sismica e antincendio, evoluzione verso le energie rinnovabili, una fase cioè di rigenerazione dei patrimoni pubblici, produttivi e privati. Questi interventi sono da mettere in relazione con i piani istituzionali PSC, RUE e piani energetici in un contesto di dialogo e di necessaria sburocratizzazione. Il che non significa venir meno alle regole che anzi vanno rilanciate esigendo il rispetto della legalità e dei protocolli sottoscritti ma non sempre applicati a partire da quello sugli appalti, sulle white list, sulla cooperazione sociale, sulla salute e sicurezza.
Per il rilancio dell’economia al tema delle costruzioni si associa quello dell’industria e del turismo e qui occorrono idee concrete di riqualificazione dell’esistente e di sviluppo con la consapevolezza che un buon sistema dei trasporti, infrastrutture e servizi alle imprese possano agevolare l’uscita dalla crisi e una maggiore competitività della nostra economia. E’ da ritenersi perdente, infatti, un sistema che intenda competere non investendo sulla ricerca e sull’innovazione ma abbassando il costo del lavoro che divenendo sempre più povero diviene anche sempre meno qualificato.
Le idee ci sono, la disponibilità a operare insieme c’è, occorre una governance istituzionale con cui definire le linee di indirizzo, gli strumenti e le azioni utili a generare un cambio di strategia che ci porti fuori dalla crisi e che produca nuove politiche per il lavoro.
La Giunta dell’Emilia Romagna con il Patto per il Lavoro che ha sottoscritto insieme alla parti sociali e datoriali si è assunta la responsabilità di tracciare un percorso comune che impegna anche tutti gli altri firmatari compresi i Presidenti delle Province. I territori saranno decisivi per dare sostanza alla politica regionale che si basa sulla ricerca di nuove sinergie tra investimenti pubblici e privati e tra strategie regionali e locali. Dovremo essere in grado di contribuire a questo Patto definendone uno territoriale che porti i segni della nostra identità produttiva, sociale e culturale. Auspichiamo che dalla Provincia arrivi un’analoga volontà di traino della ripresa economica come quella dimostrata dalla Regione Emilia Romagna.
Comunicato stampa
CGIL Rimini
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