Il nuovo corso del Governo svizzero, all'insegna della trasparenza, sta provocando, alla stessa stregua di San Marino, significativi sconvolgimenti nel mondo bancario e finanziario ticinese: in calo il numero delle banche operative nel cantone, nuovi assetti proprietari, fiduciarie in diminuzione e, alcune, in cattive acque. Lo rivela il Sole 24 ore, che in un articolo a firma di Giuseppe Oddo, mette in evidenza che dal 2007 al 2013 i dipendenti bancari in Ticino sono diminuiti di circa 1.300 unità, su un calo complessivo di 9mila unità per la Svizzera. Nello stesso periodo, le banche che hanno sede in Ticino sono passate da 27 a 18 e il loro gettito fiscale è crollato dai 107 milioni di franchi del 2005, ai 19 del 2013, ai 12 stimati per il 2014. “Lo scudo fiscale di Tremonti è costato alle banche locali un calo dei volumi gestiti del 20-30%” si legge nell'articolo che rivela come gli istituti ticinesi stiano rafforzando le attività di banca tradizionale. La Svizzera ha sottoscritto l'accordo per lo scambio automatico dei dati fiscali, firmato da 44 Stati dell'Ocse, che obbligherà dal 1° gennaio 2018 banche e fiduciarie a rendere nota la posizione patrimoniale dei propri correntisti. Decade, di conseguenza, il segreto bancario. In vista della imminente voluntary disclouser, in discussione al Senato dopo l'approvazione alla Camera, ci ci interroga sulle migliori soluzioni per quei correntisti che, in occasione dello scudo fiscale, non hanno regolato l'intero ammontare dei capitali detenuti nelle banche svizzere. “La Confederazione elvetica subisce la pressione degli Stati europei come l'Italia, la Francia, la Spagna, la Germania – scrive il Sole 24 ore - più o meno afflitti da crescita del debito pubblico, che per far quadrare i bilanci dichiarano guerra all'evasione, almeno sulla carta.
Ma c'è un passaggio, nell'articolo di Oddo, in cui la situazione svizzera si sovrappone con precisione millimetrica a quella sammarinese: “alla Svizzera – scrive - premono fondamentalmente due cose: uscire dalla black list nei rapporti con l'Italia, che per un paese da 8 milioni di abitanti che vive di commercio internazionale è un danno economico-finanziario rilevante, ed ottenere che le sue banche possano operare in modo diretto all'estero”. “Con un accordo tra Stati – commenta Giovanni Pagani, gestore di una delle più antiche fiduciarie di Lugano - le banche e le fiduciarie ticinesi potrebbero proporre liberamente i propri servizi sul territorio italiano e offrire consulenza ai clienti in Italia, mentre i capitali rimarrebbero depositati in Svizzera”.
Ma c'è un passaggio, nell'articolo di Oddo, in cui la situazione svizzera si sovrappone con precisione millimetrica a quella sammarinese: “alla Svizzera – scrive - premono fondamentalmente due cose: uscire dalla black list nei rapporti con l'Italia, che per un paese da 8 milioni di abitanti che vive di commercio internazionale è un danno economico-finanziario rilevante, ed ottenere che le sue banche possano operare in modo diretto all'estero”. “Con un accordo tra Stati – commenta Giovanni Pagani, gestore di una delle più antiche fiduciarie di Lugano - le banche e le fiduciarie ticinesi potrebbero proporre liberamente i propri servizi sul territorio italiano e offrire consulenza ai clienti in Italia, mentre i capitali rimarrebbero depositati in Svizzera”.
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