“Il taglio delle buste paga dei lavoratori frontalieri è pesante: il governo ha tentato di negare la stangata con argomenti confusi e completamente infondati”. Così la centrale sindacale unitaria che, cifre alla mano, vuol smentire l’esecutivo. “Secondo il governo la non applicazione ai redditi frontalieri dell’8,90% di esenzione del fiscal drag verrà totalmente recuperata con la dichiarazione fiscale in Italia, come a dire che il danno non è per i lavoratori ma per l’erario italiano. La realtà è invece ben diversa – sostiene la Csu – perché il recupero del credito d’imposta, ossia il recupero sulle tasse italiane di quanto già pagato a San Marino, funziona con un meccanismo che non permette il recupero totale delle somme, ma solo di una sua percentuale. Un frontaliero – è la spiegazione – con un reddito lordo di 25mila euro fino all’anno scorso ha pagato 679,26 euro di tasse a San Marino: di questa cifra ha potuto recuperare 454,16 euro sul fisco italiano. Ora lo stesso frontaliero nel prossimo esercizio dovrà pagare 2.904,26 euro di tasse a San Marino, potendone recuperare in Italia solo 1.941,80 euro. In soldoni – è la conclusione – a fine anno i redditi frontalieri saranno decurtati di 717,16 euro”, che per la Csu è una palese discriminazione. E sul fiscal drag precisa che l’accordo è solo l’aggiornamento di uno strumento, e se non fosse stato firmato non solo avrebbe causato un danno economico anche ai lavoratori residenti, ma non avrebbe potuto annullare il taglio ai redditi dei frontalieri: “Il nostro dovere – conclude – è quello di intervenire sull’intera normativa”.
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