Un debito pubblico ufficiale del 32% del Pil che sale fino all'86% se si inseriscono elementi come Carisp, crediti d'imposta e risoluzione Cis: a tanto ammonta la stima del Fondo Monetario contenuta nel documento di fine missione. Lo “Statement” contiene un'analisi del sistema economico che si trasforma, in qualche modo, in una serie di ricette da attuare per la crescita.
Il sistema bancario, per l'Fmi, è da ristrutturare, puntando all'aumento della liquidità, alla ricapitalizzazione limitando l'intervento statale e alla riduzione dei costi operativi. Nel documento c'è lo spunto a razionalizzare i “rami sovradimensionati” nel comparto, insieme alla rivalutazione della qualità degli asset e all'esortazione ad accelerare sugli Npl. Proprio questi ultimi, secondo le stime, rappresentano oltre la metà del totale dei crediti e dei prestiti.
Banca Centrale, per il Fondo, ha fatto “importanti passi in avanti” sul fronte del controllo regolamentare e ha aumentato le sue riserve, ma altri “sforzi”, si legge, sono necessari. L'organizzazione di Washington suggerisce di abrogare le normative che permettono, nel sistema bancario, di spalmare le perdite negli anni. L'Fmi vedrebbe poi un “significativo conflitto di interessi” se Banca Centrale continuasse ad avere la proprietà di Banca Nazionale Sammarinese, nata dopo la risoluzione del Cis.
Nel servizio, l'intervista alla presidente di Bcsm Catia Tomasetti