Si fonda sull’introduzione del secondo pilastro il sistema previdenziale misto, di stampo europeo, del quale la Repubblica di San Marino vuole dotarsi. Il confronto fra le parti è cominciato da tempo e si appresta a trasferirsi sui tavoli tecnici, per arrivare a definire, nei dettagli, l’intervento di ammodernamento. Circa 7mila i pensionati, a tutt’oggi, con assegni previdenziali in larga misura intorno ai mille euro. C’è una scadenza che preoccupa, una previsione stimata da una ricerca commissionata dai sindacati all’Università Cattolica di Milano: è la data del 2020. Secondo gli esperti fra dieci anni il sistema previdenziale sammarinese andrà in sofferenza e produrrà un disavanzo. Un campanello d’allarme che genera una certa apprensione, considerato anche che alcuni fondi restano ancora in rosso. La strada da seguire è quella della contribuzione complementare. Si cerca un nuovo patto di solidarietà tra le generazioni, a sostegno dell’attuale modello a ripartizione e i tempi si accorciano considerato che se ne parla dal 2005, quando il decollo della previdenza complementare era considerato parte integrante della riforma. Il progetto di legge è quasi pronto, per le organizzazioni dei lavoratori però restano alcuni nodi da sciogliere, come e le modalità di adesione alla previdenza complementare. La volontà è quella di affrontare la questione previdenziale nel suo complesso.
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