Presentata la campagna di promozione del cibo 100% Made in Italy promossa da Camera dei Deputati, Ministero dello Sviluppo Economico e Assocamerestero.
Tutelare il cibo Made in Italy e al tempo stesso rafforzare la grande distribuzione organizzata, meglio conosciuta come Gdo, aggredendo il mercato statunitense, poi Canada e Messico, sfruttando le camere di commercio italiane all'estero che a tal scopo hanno ricevuto 7 milioni e mezzo di euro nel triennio 2015-2017.
Questo il primo obiettivo della nuova campagna di promozione lanciata dal Mise perché, come ha spiegato il viceministro Carlo Calenda, “Incredibilmente il cibo italiano negli Stati Uniti è considerato comfort, ossia qualcosa che ci consola quando siamo depressi, tipo scatola di cioccolatini, ma non healthy, salutistico, e questo è grave, dobbiamo lavorare molto per cambiare questa percezione”.
Negli Usa si parte da New York e California, dove il prodotto italiano è già molto conosciuto, poi Illinois e Texas dove invece è praticamente ignorato, aggredendo le grandi catene di distribuzione agroalimentari.
Un altro problema da risolvere è quello dell'italian sounding, ha spiegato la vice presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della contraffazione, Colomba Mongiello: si tratta della più eclatante forma di concorrenza sleale, aumentata del 180% tra il 2001 e il 2010, e che incide per il 25% sull'export complessivo del comparto. Si tratta dell'utilizzo di denominazioni geografiche, marchi e immagini che evocano l'Italia per pubblicizzare prodotti che in realtà nulla vi hanno a che fare.
La commissione ha anche presentato un emendamento alla legge di stabilità da cui trae origine il Piano straordinario per il Made in Italy.
Francesca Biliotti
Tutelare il cibo Made in Italy e al tempo stesso rafforzare la grande distribuzione organizzata, meglio conosciuta come Gdo, aggredendo il mercato statunitense, poi Canada e Messico, sfruttando le camere di commercio italiane all'estero che a tal scopo hanno ricevuto 7 milioni e mezzo di euro nel triennio 2015-2017.
Questo il primo obiettivo della nuova campagna di promozione lanciata dal Mise perché, come ha spiegato il viceministro Carlo Calenda, “Incredibilmente il cibo italiano negli Stati Uniti è considerato comfort, ossia qualcosa che ci consola quando siamo depressi, tipo scatola di cioccolatini, ma non healthy, salutistico, e questo è grave, dobbiamo lavorare molto per cambiare questa percezione”.
Negli Usa si parte da New York e California, dove il prodotto italiano è già molto conosciuto, poi Illinois e Texas dove invece è praticamente ignorato, aggredendo le grandi catene di distribuzione agroalimentari.
Un altro problema da risolvere è quello dell'italian sounding, ha spiegato la vice presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della contraffazione, Colomba Mongiello: si tratta della più eclatante forma di concorrenza sleale, aumentata del 180% tra il 2001 e il 2010, e che incide per il 25% sull'export complessivo del comparto. Si tratta dell'utilizzo di denominazioni geografiche, marchi e immagini che evocano l'Italia per pubblicizzare prodotti che in realtà nulla vi hanno a che fare.
La commissione ha anche presentato un emendamento alla legge di stabilità da cui trae origine il Piano straordinario per il Made in Italy.
Francesca Biliotti
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