Non solo abiti e borsette contraffatte. L’imitazione riguarda anche il cibo. E il Made in Italy ne sta facendo pesantemente le spese. Tre italiani su quattro hanno intenzione per Natale di acquistare prodotti del loro paese. Una buona notizia che si scontra però con un mercato spregiudicato. La Coldiretti avverte sulle insidie che si nascondono dietro alla garanzia di prodotti “di casa nostra”. Due prosciutti su tre vengono venduti come italiani ma provengono da maiali allevati all'estero; cartoni di latte stranieri non presentano indicazione in etichetta; oltre un terzo della pasta è ottenuta da grano non coltivato in Italia all'insaputa dei consumatori; la metà delle mozzarelle non a denominazione di origine è fatta con latte straniero.
La metà della spesa è ancora anonima, e la mancanza di chiarezza sul vero Made in Italy a livello nazionale e comunitario ha favorito la proliferazione dei prodotti taroccati all'estero dove - precisa la Coldiretti - le esportazioni potrebbero quadruplicare se venisse uno stop alla contraffazione.
Si imita il Made in Italy soprattutto in Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti dove appena il 2% dei consumi di formaggio di tipo italiano è soddisfatto con le importazioni di formaggi autentici. Ma a preoccupare sono anche le tendenze di Paesi emergenti come la Cina dove il falso è arrivato prima di quello originale e rischia di comprometterne la crescita.
Monica Fabbri
La metà della spesa è ancora anonima, e la mancanza di chiarezza sul vero Made in Italy a livello nazionale e comunitario ha favorito la proliferazione dei prodotti taroccati all'estero dove - precisa la Coldiretti - le esportazioni potrebbero quadruplicare se venisse uno stop alla contraffazione.
Si imita il Made in Italy soprattutto in Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti dove appena il 2% dei consumi di formaggio di tipo italiano è soddisfatto con le importazioni di formaggi autentici. Ma a preoccupare sono anche le tendenze di Paesi emergenti come la Cina dove il falso è arrivato prima di quello originale e rischia di comprometterne la crescita.
Monica Fabbri
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