Non si sbilanciano i segretari generali di Cdls e Csdl sull’ipotesi di un terzo sindacato. Proprio perché ipotesi, al momento, con nessuna uscita alla scoperto. Ma la notizia c’è, anche se non confermata.
C’è un gruppo di persone, il Comitato promotore, che vuole fare sindacato. Senza laccioli politici, solo appoggi esterni semmai. Una organizzazione dei lavoratori laica, riformista, centrale, magari punto di mediazione tra Confederazione del lavoro e democratica. Di certo al momento ci sono il Comitato promotore e circa 400 firme. Ma da qui a diventare terza forza sindacale del paese ce ne corre, ed è forse per questo che i protagonisti preferiscono lavorare nell’ombra, con la politica dei piccoli passi.
La prassi obbligata è quella di costituire intanto una associazione, autenticare e quindi dare forza alle firme raccolte, chiedere poi il riconoscimento giuridico. Facile ipotizzare che si lavori a uno statuto che possa prevedere vincoli di mandato e rotazione negli incarichi, così come chiesto da una istanza d’arengo. Tutto il resto sono ipotesi, come dicevamo, inevitabile quindi immaginare una collaborazione più stretta con la Uil italiana.
“Siamo aperti a questo nuovo soggetto – dice Marco Beccari – ma difficile dare un giudizio sulle indiscrezioni”. “Il pluralismo e la democrazia sindacale – aggiunge Giovanni Ghiotti – non è detto che si realizzino aumentando il numero di organizzazioni”.
Segnali di apertura, ma l’umore al Central Square non è dei migliori.
C’è un gruppo di persone, il Comitato promotore, che vuole fare sindacato. Senza laccioli politici, solo appoggi esterni semmai. Una organizzazione dei lavoratori laica, riformista, centrale, magari punto di mediazione tra Confederazione del lavoro e democratica. Di certo al momento ci sono il Comitato promotore e circa 400 firme. Ma da qui a diventare terza forza sindacale del paese ce ne corre, ed è forse per questo che i protagonisti preferiscono lavorare nell’ombra, con la politica dei piccoli passi.
La prassi obbligata è quella di costituire intanto una associazione, autenticare e quindi dare forza alle firme raccolte, chiedere poi il riconoscimento giuridico. Facile ipotizzare che si lavori a uno statuto che possa prevedere vincoli di mandato e rotazione negli incarichi, così come chiesto da una istanza d’arengo. Tutto il resto sono ipotesi, come dicevamo, inevitabile quindi immaginare una collaborazione più stretta con la Uil italiana.
“Siamo aperti a questo nuovo soggetto – dice Marco Beccari – ma difficile dare un giudizio sulle indiscrezioni”. “Il pluralismo e la democrazia sindacale – aggiunge Giovanni Ghiotti – non è detto che si realizzino aumentando il numero di organizzazioni”.
Segnali di apertura, ma l’umore al Central Square non è dei migliori.
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