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1° novembre 1943: il primo bombardamento a Rimini. L'assedio terminò quasi un anno dopo

Occasione per la presentazione del primo podcast della serie “Rimini in guerra 1943-1945”

1 nov 2023

Il primo novembre del 1943 - alle ore 11,50 - nel momento in cui i riminesi si stanno preparando alla celebrazione del giorno di Tutti i Santi, l’attenzione viene catturata dal rumore proveniente dal celo, di 28 apparecchi B-25, decollati dagli aeroporti dell’Africa settentrionale. Quel frastuono di aeroplani, accompagnato dalle sirene, diede il via a una delle operazioni militari più complesse e impattanti del conflitto mondiale.

Un assedio che inizia il giorno dei Santi e colpisce Rimini, città strategica della Linea Gotica, punto nevralgico della difesa tedesca contro l'avanzare delle truppe alleate, fino al 21 settembre del 1944, provocando complessivamente la morte di 180 donne e 427 uomini, distruggendo e danneggiando 9341 abitazioni. Un bombardamento, con coefficiente distruttivo pari al 82,02%, che fa di Rimini la città più bombardata d’Italia.

Solo quel primo novembre 1943 furono circa un centinaio i morti del raid aereo, senza contare i feriti che persero la vita nei giorni successivi. “Poche città in Italia subirono i danni totali che accusò Rimini in quei drammatici 11 mesi di bombardamenti, cominciati il giorno di Ognissanti - dichiara il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad -. Trecentonovantasei raid dall'alto fino alla Liberazione della città dall’occupazione nazi-fascista avvenuta il 21 settembre 1944: la città venne pressoché rasa al suolo e i riminesi costretti a sfollare nei territori vicini.

Per celebrare l'anniversario alla Biblioteca Gambalunga la presentazione del primo podcast della serie “Rimini in guerra 1943-1945”: la serie racconterà le storie di uomini e donne che hanno cercato di resistere alla violenza, alla fame e alla paura, di salvarsi compiendo atti di resistenza, che alcuni hanno pagato con la vita. Per il pomeriggio organizzata anche una visita guidata al percorso “Rimini Bombardata” a cura dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra.





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