Il film “giovani, carini e disoccupati” raccontava di tre ventenni al classico bivio su cosa fare da grandi. Erano gli anni 90, prima di internet e dei social. Non siamo in America ma in Italia, e la fotografia scattata da Istat – trent'anni dopo – è quella di ragazzi e ragazze tra i 18 e i 34 anni senza progetti di vita, il 63% ancora con mamma e papà. Una generazione di “bamboccioni” usando il termine coniato nel 2009 dall’allora ministro dell’Economia Padoa-Schioppa. Tanto che, un anno dopo, Renato Brunetta propose di farli uscire di casa a 18 anni per legge. Scoppiò il caso, ma a guardare i dati – a 14 anni di distanza - non sembra cambiato molto: 6 giovani su 10 restano con le famiglie di origine.
Ne parla il Sole 24 Ore, facendo riferimento alla manovra di Bilancio che dal 2025 toglierà il bonus ai genitori con figli a carico over 30, intervento che dovrebbe fare risparmiare allo Stato 319 milioni di euro l'anno. Dei 6,5 milioni di giovani dai 18 ai 34 anni che vivono in casa, 330.000 con più di 30 anni non lavora. I sostenitori della manovra si dicono convinti che il venir meno della detrazione spingerà questi young adults a diventare autonomi. Di altro avviso i critici, che temono invece le ricadute economiche su bilanci familiari già provati dall'inflazione.
Certo è che se per qualcuno restare nel nido è una scelta di vita, per altri rappresenta una necessità. E qui entra in gioco la questione abitativa, su cui la manovra interviene confermando la garanzia mutui prima casa per under 36 e giovani coppie, oltre al bonus affitti per neoassunti fino a 5000 euro. Pesa anche il carovita, tanto che vivere da soli può diventare una corsa ad ostacoli per arrivare a fine mese: lo dimostra il taglio ai consumi, maggiore nei giovani rispetto alla spesa media delle famiglie, con un'impennata tra il 2022 e il 2023, biennio in cui l'inflazione ha morso di più.
Del resto i giovani tendono ad avere stipendi più bassi e discontinui, ed incide sull'economia domestica il poter contare su una sola entrata. Il tutto si ripercuote su prospettive future e progetti di vita. Tradotto: aumenta l'età in cui si fanno figli – 31 anni per le neomamme – e diminuisce progressivamente il tasso di fertilità. Probabilmente il bonus una tantum da mille euro per ogni nuovo nato e l'assegno unico universale per chi ha figli non basteranno a risolvere la crisi demografica italiana. La denatalità resta infatti un'emergenza da affrontare su più piani: economico, sociale e culturale.