Interrogati dal gip del Tribunale di Rimini, questa mattina, le tre operatrici socio sanitarie e il gestore di una casa di cura di Rimini, arrestati giovedì scorso dai carabinieri per aver maltrattato le cinque anziane degenti ospiti della struttura.
Davanti a giudice e sostituto procuratore hanno pianto e chiesto scusa. Visibilmente contriti sono comparsi davanti al gip con gli avvocati difensori che hanno chiesto i domiciliari. Per la maggior parte hanno deciso però di avvalersi della facoltà di non rispondere sui singoli capi d'imputazione e di rilasciare spontanee dichiarazioni, accumunate da pubbliche scuse.
Si tratta di Benito Rosa, 78 anni, gestore di fatto della casa di cura, difeso dall'avvocato Luigi Patimo e tre operatrici socio sanitarie Jessenia Lissette Quispe Soto, 38 anni di origine peruviana, difesa dagli avvocati Francesco Pisciotti e Massimiliano Giacumbo, Maia Kavaviashvili, 51enne di origine georgiana, e Maria Carlotta Re, 51enne riminese, difesa dagli avvocati Marco Bosco e Thomas Coppola. La 51enne riminese, dopo le scuse ha spiegato che spesso si trovava a lavorare da sola di notte con le cinque anziane da accudire. "Ho solo usato parole dure, magari volgari - ha detto al giudice - ma dovevo intervenire per evitare che si facessero male e che mi stessero a sentire". La donna ha chiesto la revoca dei domiciliari e di poter passare un periodo in una comunità religiosa. Al termine dell'interrogatorio si è sentita male ed è stata soccorsa da un'ambulanza.
La quinta indagata, una 31enne di origine rumena, colpita da divieto di avvicinamento, difesa dall'avvocato Marco Ditroia si avvalsa della facoltà di non rispondere in attesa di prendere visione di tutte le accuse formulate a suo carico.
Davanti a giudice e sostituto procuratore hanno pianto e chiesto scusa. Visibilmente contriti sono comparsi davanti al gip con gli avvocati difensori che hanno chiesto i domiciliari. Per la maggior parte hanno deciso però di avvalersi della facoltà di non rispondere sui singoli capi d'imputazione e di rilasciare spontanee dichiarazioni, accumunate da pubbliche scuse.
Si tratta di Benito Rosa, 78 anni, gestore di fatto della casa di cura, difeso dall'avvocato Luigi Patimo e tre operatrici socio sanitarie Jessenia Lissette Quispe Soto, 38 anni di origine peruviana, difesa dagli avvocati Francesco Pisciotti e Massimiliano Giacumbo, Maia Kavaviashvili, 51enne di origine georgiana, e Maria Carlotta Re, 51enne riminese, difesa dagli avvocati Marco Bosco e Thomas Coppola. La 51enne riminese, dopo le scuse ha spiegato che spesso si trovava a lavorare da sola di notte con le cinque anziane da accudire. "Ho solo usato parole dure, magari volgari - ha detto al giudice - ma dovevo intervenire per evitare che si facessero male e che mi stessero a sentire". La donna ha chiesto la revoca dei domiciliari e di poter passare un periodo in una comunità religiosa. Al termine dell'interrogatorio si è sentita male ed è stata soccorsa da un'ambulanza.
La quinta indagata, una 31enne di origine rumena, colpita da divieto di avvicinamento, difesa dall'avvocato Marco Ditroia si avvalsa della facoltà di non rispondere in attesa di prendere visione di tutte le accuse formulate a suo carico.
Riproduzione riservata ©