C'è preoccupazione fra medici e infermieri dell'Ausl Romagna in vista di possibili ricollocazioni o sospensioni, a partire da agosto e fino a fine anno, per gli operatori sanitari che non si sono vaccinati contro il Covid. Per questa categoria si apre infatti “lo spettro” della sospensione ex lege dall’attività professionale come stabilito dal decreto legge 44 del 1° aprile scorso, convertito in legge il 28 maggio. L'Ausl romagnola ha verificato che sono circa 3.500 le persone che operano nel mondo della sanità e che non si sono sottoposte a vaccinazione. Il numero – va chiarito – comprende anche donne in maternità e altre categorie che per varie ragioni sono sollevate dall'obbligo.
C'è allarme, ora, dei sindacati di medici e infermieri – riporta il Corriere Romagna – per possibili voragini che possono crearsi dopo le sospensioni. Cosa succederà – chiedono – dopo che l'Ausl Romagna lascerà a casa 905 infermieri, 304 medici e 148 operatori socio sanitari (per un totale di 1.393 dipendenti Ausl) che non si sono ancora vaccinati? Si riusciranno a garantire i servizi? I dipendenti dell'azienda sanitaria potranno fare ferie?
Per Fabio Maria Vespa, segretario regionale Fimmg, la Federazione italiana medici di medicina generale, la vaccinazione è un obbligo morale, professionale e deontologico, ma andrebbe esteso a tutte le categorie che si occupano della cura delle persone, come i parrucchieri. Il timore, poi, è quello che i no vax potranno avere ragione in tribunale dopo l'impugnazione del provvedimento. Preoccupazione, su possibili disservizi e impossibilità a fare le ferie, condivisa anche da Gianluca Gridelli, referente del sindacato degli infermieri Nursing Up: “Corriamo il rischio – riferisce al quotidiano – che il sistema sanitario venga messo in ginocchio”.