Il caso Albania ha aperto l'ennesima spaccatura tra governo e magistratura. Già il ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva detto che “se la magistratura esonda bisogna intervenire”, scatenando polemiche, col Partito Democratico che ne chiede immediate dimissioni, perché, dice la segretaria Elly Schlein, “sono parole che lo rendono incompatibile col ruolo che ricopre”, ma è atteso già oggi il Consiglio dei ministri, che si riunisce alle 18, convocato proprio per risolvere l'impasse giuridica che non consente la detenzione nei centri aperti dall'Italia in Albania, se i migranti provengono da Paesi non sicuri, come nel caso dei 12 riportati in Italia, che arrivavano da Bangladesh ed Egitto.
Il nuovo decreto legge dovrebbe servire a rendere l'indicazione dei Paesi sicuri una norma primaria e non più secondaria, così da scavalcare la magistratura e avocare a sé tale indicazione. Del resto lo stesso Guardasigilli Nordio aveva spiegato che “Non può essere la magistratura a definire uno Stato più o meno sicuro, è una decisione di altissima politica. Prenderemo provvedimenti legislativi”.
Sarà la presidente del Consiglio a spiegare il tutto, in una conferenza stampa già convocata per domani mattina. Intanto Italia Viva di Matteo Renzi la denuncia alla Corte dei Conti per i costi dei Cpr in Albania. Non sono solo le parole del ministro Nordio a scaldare gli animi, il vice presidente del Consiglio Matteo Salvini, a processo contro la Open Arms per il trattenimento dei migranti nel 2019, per il quale rischia 6 anni, chiama la Lega alla mobilitazione contro quelle che definisce “toghe politicizzate”, e annuncia gazebo in tutta Italia il 14-15 dicembre, prima della sentenza del processo, attesa per il 20 dello stesso mese.
E in una lunga intervista al Tg1 le attacca di nuovo, dichiarando: “Se qualcuno di questi 12 migranti domani commettesse un reato, stuprasse, uccidesse qualcuno, chi ne paga le conseguenze? Il magistrato che li ha riportati in Italia?”. Insorge il Comitato di redazione del Tg1 che ritiene l'intervista non equidistante: “Oltre 4 minuti al ministro, imputato nel processo Open Arms – scrive – riteniamo abbiano leso uno dei principi alla base del nostro mestiere: l'equidistanza tra i soggetti di cui siamo chiamati ad occuparci. Ci aspettiamo che altrettanto spazio sia concesso alle parti civili”.