Sono passati esattamente cinque anni dal 3 febbraio 2016, giorno in cui il cadavere del ricercatore Giulio Regeni fu ritrovato lungo un'autostrada che collega Il Cairo ad Alessandria d'Egitto con segni di innumerevoli torture, abbandonato ai lati di una strada.
Per l'occasione i ragazzi del liceo Marconi di Pesaro hanno organizzato un flashmob in piazza del Popolo, al quale hanno partecipato i rappresentanti di tutte le classi e scuole superiori pesaresi. Con banchi allestiti a distanza, nel rispetto delle norme anti Covid-19, i ragazzi hanno assistito ad una lezione di legalità e libertà, "valori per i quali Giulio è stato ucciso" commenta il presidente del Consiglio comunale Marco Perugini, che ha ricordato anche la lunga prigionia di Patrick Zaki.
Tra i 99 banchi allestiti in piazza, anche uno vuoto, giallo, con un’installazione dedicata a Regeni ideata e creata dai ragazzi del liceo Artistico Mengaroni, che verrà posizionato all’ingresso del Marconi. "Lui è uno di noi, - commentano gli studenti - lui è come noi". In giornata anche momenti di commozione, con il messaggio dei genitori di Giulio, la telefonata dell’avvocato della famiglia Alessandra Ballerini, le canzoni preferite del ricercatore scomparso interpretate dagli studenti del musicale e i bigliettini per chiedere “Verità” inviati alle istituzioni.
"Dopo cinque anni di falsità, crediamo che si debba fare piena chiarezza su questa vicenda, come chiede la famiglia di Giulio, anche per fare rispettare le regole definite dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura –commenta il sindaco Matteo Ricci -. Continuiamo a diffondere con forza "la voce" di Giulio, la voce della verità".