Altre due ragazze, che all'inizio degli anni Novanta frequentavano ambienti vicini a quelli di Chiara Bolognesi e Cristina Golinucci, in quell'epoca avrebbero subito violenze sessuali da parte di un uomo, inserito nel mondo cattolico cesenate. Abusi però mai denunciati alle forze di polizia. Lo raccontano alcune testimonianze, raccolte nel 2010 e che sarebbero, insieme ad altri elementi, alla base della riapertura delle indagini sul cold case. La nuova inchiesta, contro ignoti è coordinata dal pm Laura Brunelli ed è stata sollecitata da un esposto dell'associazione Penelope, assistita dall'avvocato Barbara Iannuccelli.
Golinucci, 21 anni, sparì nel nulla il primo settembre 1992, Bolognesi, 18enne, fu trovata morta nel fiume Savio il 31 ottobre 1992. A giugno 2010 la madre di Cristina, Marisa Degli Angeli, venne avvicinata da una donna che diceva di avere notizie sulla scomparsa della 21enne. Questa donna ad agosto fu poi ascoltata dalla polizia e riferì di violenze subite dalla figlia, minorenne, nel 1997. Anche un'altra donna riferì di essere stata aggredita e molestata per mesi dallo stesso uomo, nel 1995, ma anche lei non denunciò mai, per paura.
Chiara e Cristina non si conoscevano, ma avevano frequentato la stessa scuola e gli stessi ambienti religiosi. Cristina Golinucci sparì alla periferia di Cesena: doveva andare dal suo confessore, un frate del convento dei Cappuccini alle porte della città, dove la sua auto fu ritrovata. Le ricerche non dettero però esito. A far ipotizzare un collegamento fra i due casi anche una delle centinaia di telefonate anonime che arrivarono in quei giorni: la ricevette il parroco di Ronta (che però ne ha parlato solo nel 2012), secondo il quale uno sconosciuto gli telefonò per dirgli che di lì a poco avrebbero trovato il corpo di Chiara nel Savio e quello di Cristina nel Tevere, vicino a un convento di cappuccini dove si trovavano due frati che in precedenza erano stati a Cesena. Il caso all'epoca venne ritenuto un suicidio.
Ieri mattina a Cesena sono stati riesumati i resti di Chiara, alla presenza del procuratore capo Maria Teresa Cameli e del pm Brunelli. Dall'analisi la procura forlivese ipotizza di acquisire dettagli che possano far luce sull'intera storia.