
I dazi americani rischiano di costare carissimo all'agroalimentare italiano: fino a 3 miliardi di euro persi, con conseguenze ancora più gravi nel lungo periodo. A lanciare l'allarme, in un'intervista a Repubblica, è Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, che sottolinea come il mercato statunitense, cresciuto del 17% nel 2024 e oggi valutato 7,8 miliardi, fosse destinato a toccare quota 9 miliardi entro fine anno.
"Invece dovremo fare i conti con una pesante regressione", spiega Prandini. I prodotti più colpiti? Non solo i formaggi come Parmigiano Reggiano e Pecorino Romano, ma anche vino, olio extravergine di oliva, pasta, dolci, passate e confetture.
Secondo Coldiretti, la risposta non deve essere una guerra commerciale: "Mai come ora serve compattezza. La trattativa deve essere gestita a livello europeo, senza risposte muscolari che peggiorerebbero la situazione".
La strategia indicata è chiara: puntare su accordi di libero scambio realmente equilibrati, potenziare l'internazionalizzazione, snellire la burocrazia e sostenere i settori colpiti senza aggravare il debito pubblico nazionale. "Bisogna investire direttamente – conclude Prandini – per evitare che la burocrazia diventi un dazio nascosto".