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I ristoratori italiani sfidano il nuovo Dpcm con l'iniziativa #ioapro

Anche qualche ristoratore del Titano, sulla propria pagina Facebook, ha dichiarato sostegno all'iniziativa

13 gen 2021
Immagine di repertorio
Immagine di repertorio

Ha già raccolto oltre 50 mila adesioni da tutta Italia '#ioapro', l'iniziativa lanciata sui social che invita i ristoratori a restare aperti a partire dal 15 gennaio, contro le restrizioni anti Covid imposte dal Governo. L'appuntamento è fissato per la vigilia dell'entrata in vigore del nuovo Dpcm che dovrebbe prevedere misure ancora più restrittive per bar e ristoranti. L'idea è quella di una protesta pacifica che prende la forma della “disobbedienza civile”: i clienti si siederanno ai tavoli ma non consumeranno. La rivolta viaggia sui social con gli hashtag #ioapro e #nonspengopiùlamiainsegna. Tutto è nato da un appello lanciato su Facebook e che, in poco tempo, ha fatto il giro del Paese con le associazioni di categoria che però invitano alla prudenza per non rischiare pesanti sanzioni per i titolari e anche i clienti. Anche qualche ristoratore del Titano, sulla propria pagina Facebook, ha dichiarato sostegno all'iniziativa.

“Fipe-Confcommercio non aderisce alla protesta che ha portato alcuni ristoratori ad annunciare l’apertura dei propri locali. Come Associazione di categoria – spiega il presidente di Confcommercio della provincia di Rimini, Gianni Indino - non metteremo mai le imprese del territorio in difficoltà, incitandole a disubbidire alle Leggi dello Stato. Continueremo a lavorare per i settori messi in ginocchio dalle conseguenze della pandemia, continueremo a cercare soluzioni, a chiedere ristori a fondo perduto, moratorie e dilazioni sulle imposte. Il CTS ci dice che per evitare un’ulteriore propagazione del contagio da Covid-19 bisogna rispettare le regole: io non sono un virologo – continua Indino - e posso solo accettare quel che dice la scienza. Le proteste, se fatte nel rispetto degli altri, sono legittime, ma attenzione a chi dice che non possono portare a sanzioni: le violazioni delle misure restrittive imposte potranno esser punite con una sanzione amministrativa da 400 a 1.000 euro, che può essere applicata sia agli esercenti che ai consumatori; per i gestori c'è anche il rischio di chiusura dell’esercizio o dell’attività da 5 a 30 giorni e gravi ipotesi di reato, come i delitti colposi contro la salute pubblica."


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