Un "aumento dei morti pari o superiore al 20 per cento nel periodo 1 marzo - 4 aprile 2020 rispetto al dato medio dello stesso periodo degli anni 2015-2019" è stato rilevato dall'Istat in un aggiornamento dei dati "anticipatori parziali relativi a una lista di comuni che viene ampliata settimanalmente e che in alcun modo possono essere considerati un campione rappresentativo della intera popolazione italiana". Si tratta della terza diffusione di questi dati relativa ad una selezione di 1.689 Comuni.
Nel solo Comune di Rimini i decessi sono stati 527 da inizio 2020 (dati aggiornati al 4 aprile), contro i 443 del 2019, con un incremento dunque superiore al 18%. Percentuali ben diverse in alcuni comuni lombardi, come Bergamo, dove si registra un incremento di 140 punti. Difficile situazione anche ad Aosta dove, tra il primo marzo e il 16 aprile 2020, i decessi sono raddoppiati. Nel capoluogo valdostano erano stati 49 nello stesso periodo dell'anno scorso e quest'anno sono saliti a 99. In Valle d'Aosta si registra un'impennata della mortalità anche in altri comuni: a Saint-Vincent +112,5% (da 8 a 17), a Sarre +125% (da 4 a 9) e a Verres + 150% (da 4 a 10). Situazione analoga anche nel comune di Pesaro-Urbino dove si vede una impennata della mortalità da inizio marzo: 559 i decessi da inizio anno al 4 aprile 2020 contro i 290 dello scorso anno.
Ciò che viene reso disponibile oggi dall’Istat - viene spiegato in una nota - si riferisce ai decessi per qualunque causa (non solo per Coronavirus) dal primo gennaio al 4 aprile 2020 solo per una parte (1.689 su 5.909) dei comuni subentrati in ANPR entro il 31 dicembre 2019 . Questi decessi vengono affiancati all’andamento medio osservato per lo stesso periodo negli anni 2015-2019. L’incremento della mortalità complessiva osservato nel mese di marzo e fino al 4 aprile - viene evidenziato - rappresenta una brusca inversione di tendenza dell’andamento della mortalità giornaliera dei mesi di gennaio e febbraio 2020. Nei primi due mesi del nuovo anno, infatti, i decessi erano stati inferiori al numero medio osservato nello stesso periodo nel 2015-2019. Un fenomeno che può ritenersi attribuibile al ridotto impatto nei primi due mesi dell’anno dei fattori di rischio stagionali (condizioni climatiche ed epidemie influenzali). Ciò spiega come mai, se si considera il complesso dei decessi dal primo gennaio al 4 aprile 2020, in diversi comuni non si ravvisa un aumento, ma piuttosto una diminuzione del numero dei morti, rispetto al dato medio dello stesso periodo degli anni 2015-2019.