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Massimo Andreoni (Simit) sullo Sputnik: "Il problema è burocratico più che scientifico"

9 set 2021
Nel riquadro Massimo Andreoni, Direttore scientifico Società italiana Malattie infettive (Simit)
Nel riquadro Massimo Andreoni, Direttore scientifico Società italiana Malattie infettive (Simit)

"Per me che vivo in ospedale e vedo la gente finire in terapia intensiva e morire perché non vaccinata, è sorprendente vedere ancora persone che non vogliono vaccinarsi. Rispetto all'obbligo vaccinale, sia personalmente che come società scientifica, l'obbligatorietà era una misura che andava adottata sin dall'inizio. L'unica arma per uscire dalla pandemia è la vaccinazione di massa, l'alternativa è il lockdown, ma mi sembra molto più impegnativo". Così Massimo Andreoni, Direttore scientifico Società italiana Malattie infettive (Simit) e direttore dell'UOC Malattie infettive del Policlinico di Tor Vergata a Roma, ad Agorà su Rai Tre.




Quanto alla terza dose del vaccino, dopo fragili e anziani, specifica, "sarà la volta degli operatori sanitari, considerati lavoratori a rischio, e quindi a seguire tutte le altre persone. Perché vediamo tante situazioni in cui le persone hanno una fragilità determinata dal fatto che la risposta anticorpale decade nel tempo, come accade per tanti altri vaccini".

Infine commenta la situazione di chi si è vaccinato con il vaccino russo Sputnik o altri vaccini non autorizzati in Europa. "Il problema - spiega - è burocratico più che scientifico". Esistono paesi del mondo hanno vaccinato con altri vaccini e per affrontare il problema "serve una visione allargata: perché un conto è decidere di somministrare ai cittadini europei solo i vaccini che Ema ritiene efficaci, un conto - conclude Andreoni - è obbligare persone che vengono dall'estero a rivaccinarsi se hanno fatto una vaccinazione che è riconosciuta nel loro Stato di appartenenza".





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