Per il governo italiano si tratta di un successo, per le opposizioni in Parlamento di un compromesso che difficilmente potrà funzionare, di certo il nuovo Patto per la migrazione e l’asilo, su cui ieri ha trovato l’accordo il Consiglio Affari interni dell'Unione Europea, ha un carattere più securitario che solidaristico. L'intesa, raggiunta a Lussemburgo con voto a maggioranza qualificata - hanno votato no Polonia e Ungheria mentre si sono astenute Malta, Lituania, Slovacchia e Bulgaria - prevede una cosiddetta "procedura di frontiera" secondo la quale il migrante che entra in modo irregolare deve essere registrato e poi messo in un centro chiuso, in attesa di asilo o rimpatrio, fino a 12 settimane per impedirne la libera circolazione negli stati Ue, che preoccupa i Paesi del Nord. Una procedura che spingerà a creare, negli Stati di primo ingresso come l'Italia, più strutture sul modello di quelle, criticatissime dalle organizzazioni umanitarie, installate sulle isole greche. Non solo, ma la redistribuzione non è obbligatoria, i Paesi che non la applicheranno dovranno versare 20mila euro a migrante in uno specifico fondo europeo.
Chi avrà bassa probabilità di ottenere l'asilo sarà oggetto di una procedura accelerata per il rimpatrio verso "Paesi terzi sicuri, anche di transito". Sulla definizione di Paese terzo sicuro si sono confrontate a lungo Roma e Berlino, anche nel corso della visita del cancelliere Scholz ieri a Palazzo Chigi; la Germania rivendicava maggiori condizioni per la definizione di "Paese sicuro" per evitare destinazioni come i centri di detenzione libici. Alla fine il compromesso: "Dipenderà dagli Stati membri applicare il concetto di 'Stato sicuro'" nel quale trasferire un migrante ".
Questa parte dell'accordo sarà, con tutta probabilità, materia di duro confronto al Parlamento europeo: per sostituire il criticatissimo regolamento di Dublino l'intesa di ieri dovrà essere infatti approvata dal Parlamento di Strasburgo, dove si misureranno i Paesi di frontiera: Italia e Spagna in primo luogo, e quelli del nord, Polonia, Ungheria ma anche Germania, che non hanno i confini esposti, in prima battuta, ai flussi migratori.
Nel video le dichiarazioni del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi
Antonello De Fortuna