Sequestri per 27 milioni di euro e 23 misure cautelari eseguite, al termine di indagini iniziate durante la pandemia e che hanno visto il controllo di oltre 100 conti correnti intestati a 15 persone, intercettazioni su 64 utenze, a cui se ne aggiungono tre intercettate tramite trojan e una casella e-mail, e l'audizione di sette collaboratori di giustizia.
Questi, in sintesi, i numeri dell'operazione 'Radici'. Tra le misure disposte spicca la custodia cautelare in carcere per il 34enne Francesco Patamia, candidato alla Camera nelle ultime elezioni con la lista Noi moderati di Maurizio Lupi nel collegio di Piacenza.
Patamia, secondo gli investigatori, sarebbe stato l'amministratore di fatto di una delle società coinvolte nell'inchiesta, che conta 34 indagati accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio, bancarotta fraudolenta, usura, lesioni personali, minacce ed estorsione.
L'indagine ha preso le mosse dal monitoraggio di "cospicui investimenti immobiliari e societari riconducibili a soggetti di origine calabrese", portando alla luce "infiltrazioni nel tessuto socio-economico dell'Emilia-Romagna in particolare le province di Forlì-Cesena e Rimini, ma anche Modena e Reggio Emilia, da parte di organizzazioni criminali di stampo mafioso radicate in Calabria".
Gli investimenti illeciti, molti dei quali avvenuti in piena emergenza Covid, "hanno riguardato esercizi commerciali soprattutto del litorale romagnolo e aziende operanti nei settori dell'edilizia, della ristorazione e dell'industria dolciaria". Gli accertamenti hanno quindi fatto emergere "la presenza, nel territorio regionale di piccoli gruppi di matrice 'ndranghetista".
Oltre ai reati di natura economica e finanziaria, sono stati documentati "ripetuti episodi di intimidazione, minacce e, in alcuni casi, vere e proprie violenze ai danni degli imprenditori che si sono rifiutati di aderire alle richieste" del sodalizio criminale.