Battersi per le persone contro la disumanizzazione per restituire loro non privilegi, ma diritti e dignità. E' questo uno dei motivi che ha portato centinaia di uomini e donne di ogni età a scendere in strada a rivendicare i diritti umani e a manifestare contro il lavoro sottopagato, fatto di caporalato e sfruttamento. "Volevate braccia, sono arrivati uomini"; "il lavoro dovrebbe dare sicurezza e dignità"; "la guerra ai poveri la vincono i ricchi": sono solo alcuni degli slogan di denuncia che si leggono dagli striscioni innalzati durante il corteo, partito da Piazzale Fellini e poi proseguito per le vie della città. Tra musica reggae e cori però si è fatto spazio alla memoria di tre lavoratori stranieri, accolti a Rimini, morti lo scorso anno e nello stesso giorno nel Foggiano a causa di un tragico incidente che ha coinvolto il pulmino che portava i braccianti a lavoro nei campi. Bafodé, Ebere e Romanus: tutti in realtà erano lì per ricordarli e continuare a lottare in loro nome stringendo tra le braccia le loro foto come simbolo di una strage umana che non può più essere ignorata.
Francesca De Martino