Concluso il periodo del fermo pesca della durata quaranta giorni, da lunedì prossimo la flotta dei pescherecci riminesi - un centinaio di imbarcazioni che danno lavoro a circa trecento marinai - tornerà in acqua con la preoccupazione per una crisi energetica che ha innalzato i costi del carburante a livelli mai registrati prima. A esprimere timore e a lanciare in questo modo un grido d'allarme, parlando con il quotidiano Corriere di Romagna, è Giancarlo Cevoli, presidente della cooperativa dei Lavoratori del mare di Rimini.
"Non sappiamo cosa potrà riservarci il futuro - osserva - e quali problemi si aggiungeranno ai tanti già esistenti. Saremo costretti a vivere alla giornata - argomenta - senza poter pianificare nulla, né progettare piani d'azione". A causa dell'incremento delle spese energetiche, puntualizza Cevoli al giornale romagnolo, "non dipendiamo più da noi, dal nostro lavoro, dalla nostra fatica, dal nostro mare, ma da quello che accadrà al gasolio, al gas, alla luce. E dall'aumento quotidiano del prezzo al litro. Insomma siamo legati alle scelte che prenderanno altri". E che rischiano di pesare anche sul fronte occupazionale. Per quanto riguarda i costi del carburante, puntualizza Cevoli, "siamo ancora ai livelli del pre-fermo pesca: 1,15 euro al litro - sottolinea Cevoli - per cui se pensiamo che il pesce non potrà subire aumenti, rispetto al rincaro del gasolio, pari al 60-70% dell'intero costo di gestione di un peschereccio, si può capire bene i grossi rischi che il settore sarà costretto a dover correre. Senza considerare i nuovi aumenti causati dalla crisi energetica e dall'inflazione: se i costi supereranno i ricavi - chiosa - delle soluzioni saremo costretti a prenderle. Anche in termini occupazionali".
Lo scorso marzo, la marineria riminese - come altre marinerie nel Paese - aveva scioperato, per una settimana, contro la crescita del costo del gasolio. A seguito della protesta il Governo aveva introdotto un credito d'imposta del 20% sull'acquisto del carburante.