I finanzieri del comando provinciale di Rimini hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro nei confronti di un imprenditore di origine calabrese ma residente a Rimini, Erminio Pupa, di 66 anni in applicazione della normativa antimafia, di porzioni di quattro immobili e 20 terreni ubicati nelle province di Rimini e Pesaro-Urbino per un valore complessivo stimato di oltre 7 milioni e mezzo di euro.
Il provvedimento è stato emesso, su proposta del sostituto procuratore della Repubblica di Rimini, Davide Ercolani, dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Bologna che, in considerazione del profilo criminale, dell'esiguità dei redditi dichiarati e dell'evidente sproporzione rispetto al patrimonio, nel tempo, acquisito, ha ritenuto che Pupa - difeso dall'avvocato Tiziano Veltri - anche considerato socialmente pericoloso e per il tenore di vita sostenuto, potesse vivere abitualmente con i proventi di attività delittuose.
Pupa era stato indagato nel 2018 per bancarotta fraudolenta ed annovera carichi pendenti per dichiarazione fraudolenta, emissione ed utilizzo di fatture false, trasferimento fraudolento e possesso ingiustificato di valori.
Dal punto di vista patrimoniale, la ricostruzione effettuata dai militari del nucleo di polizia economico finanziaria di Rimini, comandati dal colonnello Alessandro Coscarelli, ha permesso di acquisire elementi in ordine alla disponibilità, da parte del 66enne calabrese, di beni immobili, disponibilità finanziarie ed aziende di valore sproporzionato al reddito dichiarato e all'attività economica svolta.
Tra le proprietà dell'uomo, che secondo i giudici bolognesi aveva fatto "della sistematica evasione fiscale praticata, un vero e proprio strumento di crescita e consolidamento aziendale", ci sono decine di particelle di terreni agricoli, quasi la metà del territorio di Monte Grimano Terme, tanti appezzamenti nei comuni di Mercatino Conca, oltre a case e garage a Rimini e quote societarie. Le proprietà potranno essere chieste in gestione dagli enti locali come i Comuni acquisendo così l'operazione della Gdf un valore anche "sociale", poiché consente la restituzione alla collettività dei beni.