Ventiquattro mesi di reclusione, pena sospesa, per un uomo e sua figlia a processo entrambi per stalking aggravato dall'omofobia. Parte lesa, un giovane riminese che, esasperato dalla pressione e dagli insulti dei due duranti un anno e mezzo, si è rivolto all'Arcigay Rimini “Alan Turing” e, col supporto dell'avvocato Christian Guidi, ieri ha avuto ragione in tribunale.
Padre e figlia dovranno risarcire le parti civili - la vittima e l'ex compagno, oltre ad Arcigay Rimini -, e pagare le spese processuali, complessivamente per circa 30mila euro. Il giudice, in primo grado, ha indicato la possibilità di recupero con la partecipazione ad attività sociali. Rende nota la vicenda e il suo esito proprio l'Arcigay di Rimini parlando di una "vittoria della civiltà che si realizza", come ha dichiarato il presidente Marco Tonti. Arcigay Rimini, che appunto era parte civile, incassa quella che definisce "una condanna esemplare".
“Oggi per me è la fine di un incubo - dichiara il giovane, che preferisce rimanere anonimo, attraverso una nota di Arcigay Rimini -. Un capitolo che si chiude perché tutti questi anni di attesa sono stati un fardello in cui il pensiero andava sempre lì. Sapere che giustizia è stata fatta è una grande liberazione personale e anche per la Comunità”. “Ho capito – aggiunge il ragazzo – che quando si subisce ogni tipo di violenza bisogna denunciare senza vergogna e non stare nel proprio dolore personale”.