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Solo il 40% dei fiumi italiani è in buone condizioni

Per il Wwf "dovrebbe essere considerato l'ecosistema acquatico nel suo complesso e la necessità di preservarlo e gestirlo anche per migliorare la sicurezza dei nostri fiumi"

28 set 2020
Solo il 40% dei fiumi italiani è in buone condizioni

"Nonostante l'urgente necessità di riqualificarli si continua a danneggiarli". Questo il monito di Wwf in occasione della quindicesima edizione del "World rivers Day", la Giornata mondiale dei fiumi, che si è celebrata ieri per sensibilizzare l'opinione pubblica e incoraggiare una migliore gestione dei corsi d'acqua in tutto il mondo. In Italia, infatti, solo il 40% dei corsi d'acqua è in buono stato ecologico, come richiesto dalla Direttiva Quadro Acque.

Un po' ovunque, afferma l'organizzazione ambientalista nel dossier 'SOS fiumi', "continuano ad essere autorizzati dalle Regioni interventi di taglio indiscriminato della vegetazione ripariale e/o di dragaggio degli alvei con la scusa di renderli più sicuri. Azioni in aperto contrasto con le direttive europee ma anche con la recente 'Strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030' che afferma che 'occorre adoperarsi di più per ristabilire gli ecosistemi di acqua dolce e le funzioni naturali dei fiumi'". Uno dei modi per farlo consiste nell'eliminare o adeguare le barriere che impediscono il passaggio dei pesci migratori e nel migliorare il flusso libero dei sedimenti: s'intende così ristabilire lo scorrimento libero di almeno 25.000 chilometri di fiumi entro il 2030.

Fra i 26 casi analizzati di 'mala-manutenzione', dove cioè con i cosiddetti interventi di manutenzione idraulica si è stravolto l'ecosistema fluviale, c'è il fiume Savena in Emilia-Romagna dove, "a seguito di un intervento devastante, è stato distrutto il bosco ripariale per quasi 12 chilometri, aumentando anche il rischio idrogeologico: rami, tronchi e altro materiale accumulatosi lungo il letto e che avrebbero potuto creare qualche problema non sono stati rimossi (perché senza valore economico), mentre sono stati tagliati migliaia di alberi (il cui valore economico è alto; la commercializzazione del legname da parte della ditta di "manutenzione" è in genere consentita e va a scomputo del costo di intervento, per cui più si taglia e più si guadagna) lungo la fascia fluviale". Risultato: è aumentata l'erosione spondale, è stata ridotta la capacità di "cattura" del materiale trasportato dal fiume durante le piene e, infine, si è determinato un maggior accumulo di materiale, rispetto alla situazione pre-intervento, alla base dei piloni dei ponti rendendoli così più vulnerabili.

Il WWF chiede dunque di cambiare rotta, di adeguarsi alle direttive europee (Acqua e Alluvioni), considerando fiumi, laghi e zone umide come ambienti naturali che forniscono importanti servizi ecosistemici e che la loro tutela e corretta gestione è fondamentale per garantire l'uso plurimo delle acque.


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