Il tempo incerto e l'obbligo di avere il servizio di salvataggio, come da ultima direttiva della Capitaneria di porto, hanno di fatto chiuso la stagione balneare in Riviera. Niente ombrelloni, pochi turisti e in spiaggia sembra di essere già in inverno. “Come possiamo pagare una figura che ci costa quasi 3mila euro al mese in un periodo in cui le presenza sono così basse?” chiedono i bagnini. Alcuni di loro, che hanno il brevetto, danno invece il servizio in prima persona pur di continuare la stagione, anche fino al primo giorno di novembre, come da ordinanza regionale.
Un problema che, com'è facile comprendere, coinvolge un intero comparto, a partire dagli albergatori “che avevano già fatto la propria promozione includendo il servizio di spiaggia”, come spiega al Resto del Carlino la presidente di Federalberghi Patrizia Rinaldis. Gli hotel dovranno quindi trovare una soluzione diversa per i clienti che avevano anticipato la somma. “È una brutta figura nei confronti del turista”, le fa eco Claudio Montanari di Federalberghi Riccione, soprattutto se si pensa che “si lavora tanto per allungare la stagione, ma nei fatti siamo tornati indietro”.
Dito puntato proprio contro l'ordinanza della Capitaneria di porto che, continua Rinaldis, “ha portato a contraddizioni evidenti. Se in estate c'è una disciplina del servizio di salvamento con torrette ogni 150 metri, da ieri (23 settembre), ogni stabilimento avrebbe dovuto gestire in proprio il servizio”. In pratica ogni spiaggia ne deve avere uno. Con il risultato che si è preferito farne a meno.
I Comuni di Rimini e Riccione se la prendono con Roma e parlano di “scollamento”. “Di questo evidente danno a una delle principali industrie dell'Italia è consapevole il governo? I ministeri di Turismo e Infrastrutture si parlano, si confrontano o ognuno decide al contrario di quello che crede l'altro”, scrivono gli assessori Roberta Frisoni e Christian Andruccioli. L'ordinanza della Capitaneria, continuano, “è l'esempio di come spesso a livello nazionale si trascurino gli impatti che certi provvedimenti possono generare se non preceduti da incontri e coordinamento con i livelli locali”.
Dall'altra parte della barricata i marinai di salvataggio della provincia di Rimini che, oltre a schierarsi a favore dell'ordinanza della Capitaneria di porto, bacchettano duramente i bagnini: “La salvaguardia della vita rappresenta una priorità assoluta rispetto agli interessi commerciali degli stabilimenti balneari”. E contestano anche le cifre fornite: la spesa di 1.200 euro a settimana per il servizio di salvataggio è attribuibile a 2-3 stabilimenti e non a uno solo, che così dovrebbe pagare circa 400 euro. Ed intanto – fanno notare – in Versilia gli stabilimenti hanno deciso di restare aperti fino al 15 ottobre. “Secondo voi dove andranno quei turisti che vorranno allungare la loro tintarella?”.
Ed ora si guarda già alla Pasqua. Se questa ordinanza non verrà modificata, nessuno potrà sdraiarsi sui lettini. Alla faccia della destagionalizzazione.