La misura comincia a essere colma anche al di qua dell'Atlantico. Con la Casa Bianca che continua a martellare quasi ogni giorno che la guerra di Israele contro Hamas sta provocando "troppi morti" tra i civili palestinesi, una certa irritazione si sta facendo avanti anche in Europa, Italia compresa, fino al vero e proprio monito del Vaticano a "fermarsi".
Toni che hanno suscitato l'immediata reazione dell'ambasciatore a Roma dello Stato ebraico: "È il momento in cui si vedono i veri amici", ha avvertito. "Israele sbaglia, sta provocando troppe vittime civili", ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che da settimane denuncia il "prezzo troppo alto" pagato dalla popolazione palestinese "che nulla ha a che fare con Hamas". "A questo punto" (e cioè dopo 4 mesi di conflitto, un bilancio pur non verificato di 28 mila morti e la minaccia di un'operazione di terra a Rafah, ndr), "la reazione di Israele è sproporzionata", ha insistito il vicepremier, condividendo la posizione americana: "Posizione che abbiamo tutti", ha sottolineato. "Fermo restando che Israele è stata vittima di una carneficina, cose da nuove SS, da nuova Gestapo e anche peggio", ha premesso Tajani, ribadendo la solidarietà del governo italiano per il massacro del 7 ottobre e respingendo le accuse di genocidio rimbalzate anche dal palco di Sanremo. "Ma gli Usa, come noi, chiedono di non provocare tante vittime tra la popolazione palestinese".
"Credo che tutti siamo sdegnati per quanto sta succedendo, per questa carneficina", ha dichiarato in serata anche il cardinal Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, sottolineando che quella di chi chiede a Israele di fermarsi è ormai "una voce generale", diffusa. "Non si può continuare così, bisogna trovare altre strade per risolvere il problema di Gaza, il problema della Palestina", ha aggiunto, confermando allo stesso tempo la condanna "netta e senza riserve" della Santa Sede "di quanto avvenuto il 7 ottobre" e di "ogni tipo di antisemitismo". Ma, ha insistito il porporato, "il diritto alla difesa di Israele che è stato invocato per giustificare questa operazione" deve essere "proporzionato. E certamente con 30 mila morti non lo è". Il botta e risposta si è consumato nelle stesse ore in cui a Palazzo Borromeo si celebravano i 95 anni dei Patti Lateranensi con Parolin, Tajani e la premier Giorgia Meloni, e in un'altra residenza romana i 75 delle relazioni diplomatiche tra Italia e Israele.
Con l'ambasciatore Alon Bar che evidentemente non ha gradito e ha replicato a distanza: "Non siamo certamente dei santi. Abbiamo fatto, e purtroppo probabilmente faremo, anche degli errori. Ma questo è anche un momento di prova per i nostri amici, dei Paesi amici", ha attaccato. "È l'ora in cui vediamo chi ci sta accanto. Chi è davvero impegnato per la sicurezza di Israele e non si limita a usare questo slogan nei giorni di calma, tanto per togliersi l'obbligo". In particolare, l'ambasciatore ha risposto alle parole di Tajani ricordandogli che "è stato in Israele, ha incontrato Netanyahu" e gli sono stati forniti "tutti i dettagli sugli sforzi di Israele per evitare vittime civili". Riprendendo la posizione del premier israeliano, Bar ha quindi spiegato che la popolazione palestinese in realtà "è vittima di Hamas", che la usa "come scudo umano" per proteggersi e lanciare attacchi ai soldati dell'Idf. Presente alle celebrazioni per le relazioni Italia-Israele, è stato Ignazio La Russa ad assicurare che "nei momenti difficili la nostra vicinanza è ancora più sentita". "Ci opporremo a ogni tentativo di isolamento", ha garantito il presidente del Senato.
"L'amicizia con Israele è sacra, senza se e senza ma, soprattutto nei momenti difficili", gli ha fatto eco Matteo Salvini. "Leggere che qualche pseudo intellettuale parla della strage del 7 ottobre come una reazione alla condotta di Israele, di genocidio, vuol dire che non siamo in una democrazia. Israele è una democrazia, è l'avamposto della convivenza", ha concluso il leader leghista, sicuro che "la stragrande maggioranza del popolo italiano è con Israele".