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Uccisa a Bologna: vittima, "controllata e spiata. Temo di scatenare la sua rabbia'

L'autopsia ha rilevato molteplici colpi al cranio e anche altre lesioni rilevate a livello del torace.

27 ago 2022
Uccisa a Bologna: vittima, "controllata e spiata. Temo di scatenare la sua rabbia'

Dopo diverbi avuti a inizio giugno con il compagno "tutte le volte in cui io ho accondisceso alle richieste di Padovani è stato per paura di scatenare la sua rabbia". Lo diceva il 29 luglio Alessandra Matteuzzi, nella denuncia-querela presentata ai carabinieri per segnalare lo stalking di Giovanni Padovani, che poi la sera del 23 agosto l'ha uccisa a martellate dopo averla aspettata sotto casa, a Bologna. "Alla luce di tutte le occasioni in cui è riuscito ad accedere al condominio dove abito, ho sempre timore di ritrovarmelo davanti ogni volta che torno a casa, o quando apro le finestre", aggiungeva la donna.

L'autopsia ha rilevato molteplici colpi al cranio e anche altre lesioni rilevate a livello del torace. La causa della morte individuata dal medico legale Guido Pelletti sarebbe dunque un'emorragia dovuta allo sfondamento del cranio. Alessandra, soccorsa in via dell'Arcoveggio, è morta circa due ore dopo in ospedale.

Oltre alle richieste continue di inviargli foto e video per dimostrare dove si trovava, la donna uccisa aveva riferito ai carabinieri, nella querela, di aver scoperto, a febbraio, che le password dei suoi profili erano state tutte modificate. "Ho potuto constatare - raccontava - che erano state modificate sia le email che le password abbinate ai miei profili, sostituite con indirizzi di posta elettronica e password riconducibili a Padovani". Inoltre "ho rilevato anche che il mio profilo Whatsapp era collegato a un servizio che consente di visualizzare da un altro dispositivo tutti i messaggi da me inviati. Ne ho quindi dedotto che che nei giorni in cui era stato da me ospitato era riuscito a reperire tutte le mie email e le mie password che avevo memorizzato nel telefono".

"Il nostro rapporto si basava sempre sull'invio da parte mia dei video che lui mi aveva chiesto e di videochiamate, ma questo non è bastato a frenare la sua gelosia, perché i dubbi sulla mia fedeltà non sono mai passati. Anche una semplice foto da me postata sui social e che inquadrava le mie scarpe appoggiate sul cruscotto dell'auto al rientro da una trasferta di lavoro era stata motivo di una sua scenata".






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