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Vittime dell'odio: meno reati discriminatori, ma aumentano le aggressioni fisiche

L'osservatorio interforze presenta gli ultimi dati. Il vice capo della polizia Rizzi: "Chi parla di odio paradossalmente finisce per attirare su di sé l'odio"

di Francesca Biliotti
21 gen 2020
dalla corrispondente Francesca Biliotti
dalla corrispondente Francesca Biliotti

Spetta a Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah, definire l'odio, lei che ne è stata una vittima per eccellenza. Al convegno organizzato dall'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, organismo interforze istituito nel 2010 per prevenire i crimini d'odio, sono stati forniti dati anche rassicuranti, ad esempio ci sono meno reati di matrice discriminatoria, anche se 3 su 4 hanno a che fare con la razza: 969 i reati totali, uno ogni 9 ore, a fronte dei 1.111 del 2018. Aumentano però le aggressioni fisiche a scopo razzista e xenofobo, da 88 a 93. Purtroppo il monitoraggio si scontra con due grandi problemi: la mancanza di denunce, che sottostima così il fenomeno, e il mancato riconoscimento della matrice discriminatoria da parte delle forze di polizia.  Al convegno presenti anche il capo della polizia Gabrielli e la ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, che ha sottolineato l'importanza della cultura della memoria da impartire ai giovani: “Non dimentichiamo – ha detto – che il nostro è stato il Paese capace di firmare le leggi razziali, che ha portato una parte di comunità a vivere una situazione di vita che non era vita e che non garantiva nemmeno la sopravvivenza. Diversificare le persone oggi – ha concluso – non è più accettabile, porta a chiudere la società, che invece deve essere inclusiva”. Presente anche Padre Ibrahim Faltas, già parroco di Gerusalemme, che vive quotidianamente la discriminazione religiosa

Nel video le interviste a Vittorio Rizzi, vice capo polizia e presidente Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori; Imma Battaglia, attivista movimento Lgbti; Padre Ibrahim Faltas.


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