L'aut aut dell'UE è giunto oggi dal Premier finlandese, che ricopre la presidenza di turno dell'Unione. Boris Johnson ha 12 giorni di tempo per presentare una proposta scritta sulla Brexit, altrimenti – ha ammonito Antti Rinne – “è tutto finito”. Una linea concordata con il Presidente francese Macron, ha puntualizzato.
Ma le dichiarazioni “muscolari” e gli ultimatum - evidentemente – non piacciono al leader conservatore britannico; e Downing Street ha fatto sapere di non accettare quella che definisce la “scadenza artificiale” del 30 settembre. Johnson – ha detto un portavoce - continua a guardare al Consiglio Europeo del 17 ottobre come “deadline” per un'intesa.
In ogni caso – è stato ribadito – il Regno uscirà comunque dall'UE il 31 ottobre.
Tutto ciò nel giorno della terza e ultima udienza, alla Corte Suprema, del procedimento destinato a decidere sulla legittimità della cosiddetta “prorogation”: il contestato atto con cui il Governo ha chiesto, e automaticamente ottenuto, dalla Regina, una sospensione prolungata del Parlamento fino al 14 ottobre. Il verdetto all'inizio della prossima settimana.
Nel frattempo gli “sherpa” continuano a lavorare per evitare lo scenario di un “no deal”. La Commissione UE ha fatto sapere di aver ricevuto alcuni documenti scritti dal Regno Unito, e su questa base ci sarà una discussione tecnica su aspetti come dogane e norme fitosanitarie. Si tratta di “bozze” - ha precisato l'Esecutivo britannico -; “proposte tecniche confidenziali”, sulle possibili alternative al contestato backstop sul confine aperto irlandese.