La colonna sonora di questa tragedia non ha nemmeno la musica: è stata vietata. Chiuse in casa, vita sociale azzerata. Se escono – solo accompagnate – non possono parlare né mostrarsi. Mentre i talebani distruggono il Paese, le donne afgane cercano di resistere a una vita che non è più vita. Hanno perso quasi tutti i loro diritti dopo la presa del potere dell'organizzazione nel 2021, quando le truppe americane lasciarono l'Afghanistan.
E ora arrivano anche nuove norme, composte da 35 articoli, che costituiscono la prima dichiarazione formale delle leggi sul vizio e la virtù del nuovo corso. Regole già esistenti e nuovi divieti: obbligo del burqa e divieto di far sentire la propria voce in pubblico. Le donne non possono nemmeno salire come passeggere su un'auto senza un tutore, figuriamoci guidare. Addio a parrucchieri e saloni di bellezza e addio anche alla scuola dopo i 12 anni.
Uomini costretti a tenere la barba lunga e divieto per chiunque di suonare o ascoltare musica. Nessun contatto visivo con persone a cui non si è legati da rapporti di parentela o matrimonio. Nessun rapporto di amicizia con i non musulmani. Niente immagini di esseri viventi e contenuti contrari alla religione. Ogni aspetto della vita sociale e privata viene controllato secondo un’applicazione ultra-rigorosa della Sharia islamica, creando un “clima di paura e intimidazione”, secondo l'Onu.
Negli ultimi tre anni, più di 13mila persone arrestate per “atti immorali”. Le sanzioni variano da avvertimenti verbali a multe, per poi finire appunto agli arresti. La ribellione può costare cara: lo sanno bene anche le donne del Paese confinante, l'Iran. Anche loro vogliono indietro i loro diritti e dal settembre 2022 hanno gridato lo slogan “donna, vita, libertà” in tutte le strade del Paese, pagando anche con la loro vita, a partire da Mahsa Amini.