Ore segnate da un accumularsi di tensioni ed elementi di criticità; tanto che il Segretario Generale della NATO – forse anche per compattare ulteriormente il fronte occidentale – ha parlato del più pericoloso momento, per la sicurezza europea, dalla Seconda Guerra Mondiale. E l'incontro odierno fra i ministri agli Esteri di Russia e Regno Unito non ha certo aiutato a rasserenare gli animi; Sergei Lavrov ha definito il faccia a faccia una conversazione “tra un muto e un sordo”. Sottolineando come ultimatum e minacce dell'Occidente non portino a nulla. Liz Truss ha invece bollato come retorica da “Guerra Fredda”, quella di Mosca. Il Premier Johnson, dal canto suo, non ha escluso la possibilità di un'assistenza militare, all'Ucraina, qualora fosse attaccata. Step ulteriore, dunque, rispetto alle sanzioni minacciate da Washington; ma che non deve sorprendere, visto lo zelo atlantista di Londra: tradizionalmente ostile al Cremlino.
Più concreta, nell'ottica di una ripresa del dialogo, la recente iniziativa diplomatica del Presidente francese Macron, che ha puntato tutto sulla carta di una reale implementazione degli accordi di Minsk. Solo il tempo dirà se sia davvero praticabile. Sempre che la situazione non precipiti all'improvviso, ad esempio per un incidente dagli effetti imprevedibili; visto il massiccio dispiegamento di truppe e mezzi militari nell'area. La NATO sta rafforzando i propri dispositivi; come in Romania, dove sono arrivati blindati e militari statunitensi. Mentre Russia e Bielorussia hanno avviato proprio oggi esercitazioni militari congiunte. Pianificate da tempo, a dire il vero, ma che Kiev vede come una forma di “pressione psicologica”. La notizia forse più inquietante, di questa giornata, viene tuttavia da Mosca, che ha invitato il personale non essenziale, nella sua ambasciata in Ucraina, a lasciare temporaneamente il Paese.