Due stragi a meno di 13 ore l'una dall'altra tra Texas e Ohio, per un totale di 29 morti ed oltre 50 feriti, seminano emozione ma anche indignazione negli Usa, dove sullo sfondo della campagna elettorale si riaccende il dibattito sulle armi da fuoco e sulla retorica incendiaria di Donald Trump. Messo sotto accusa dai dem, tornando in serata dal weekend nella sua residenza in New Jersey, il presidente ha tentato di correre ai ripari: "l'odio non ha posto in questo Paese. La violenza va fermata", ha scandito affiancato da una serissima Melania, annunciando per lunedì una dichiarazione. "C'è il problema delle malattie mentali", ha quindi aggiunto, cavalcando la sua tesi che le stragi sono spesso frutto di lupi solitari psicolabili ma ignorando il tema della armi facili e del clima di intolleranza da lui stesso alimentato.
Per la prima sparatoria c'è già una pista legata al suprematismo bianco, una risposta "contro l'invasione ispanica del Texas". Ancora buio fitto invece sull'ultima sparatoria, accaduta poco dopo la mezzanotte a Dayton, cittadina di circa 140 mila abitanti nel cuore del Midwest, dove un uomo armato pesantemente ha seminato il panico in un animato quartiere notturno, vicino al bar Ned Peppers. "In meno di un minuto i primi poliziotti sul posto lo hanno ucciso", ha raccontato la sindaca della città, Nan Whaley. "Se non fossero stati lì avremmo potuto avere centinaia di vittime, ha aggiunto. "Se fosse entrato nel locale, l'effetto sarebbe stato catastrofico", ha confermato il capo della polizia locale Richard Biehl. In effetti in meno di un minuto sono morte nove persone, tra cui la sorella del killer (tra le prime vittime), mentre altre 27 sono rimaste ferite. Gli investigatori lo hanno poi identificato come Connors Betts, un giovane bianco di 24 anni, residente a Bellbrook, a circa 40 km a sud di Dayton.
Due stragi in 13 ore, 29 morti. Trump, "Basta violenza"
5 ago 2019
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