Continua l'assedio a Mariupol, dove rimangono intrappolate 100mila persone in condizioni disumane. Per il presidente ucraino Zelensky i “negoziati sono difficili ma continuano”. Ma il ministro degli Esteri russo Lavrov dà la colpa proprio a Kiev: “I negoziati si sviluppano in un modo molto difficile, perché la parte ucraina, sebbene abbia espresso comprensione delle cose che dovrebbero essere concordate durante il dialogo, cambia costantemente posizione, rinunciando alle proprie proposte”. Intanto le forze russe hanno sequestrato 11 autobus diretti a Mariupol per trarre in salvo gli ucraini in fuga, facendo dei “prigionieri”. Arriva poi la denuncia del sindaco di Irpin e della polizia di Kiev: “Le forze russe hanno preso di mira le città satellite di Kiev con bombe al fosforo la notte del 22 marzo. L'uso di tali armi contro i civili è vietato dalle Convenzioni di Ginevra”. Intanto Mosca ha deciso di espellere i diplomatici americani, dichiarati 'persone non gradite'.
Secondo l'Onu sale ad almeno 977 il numero dei civili uccisi in Ucraina dall'inizio dell'invasione, tra cui 81 bambini. Putin attacca anche sul fronte del gas, affermando: “Per i rifornimenti accetteremo solo pagamenti in rubli”. Il prezzo del gas in Europa registra così un balzo del 34%. In un'intervista alla Cnn, il portavoce del Cremlino Peskov ha dichiarato che la Russia prevede l’uso di armi nucleari “solo in caso di minaccia alla sua stessa esistenza”.
Nel frattempo il presidente del Consiglio italiano Draghi, parlando alla Camera, auspica che la Cina non supporti Mosca. Mentre la Polonia espelle 45 diplomatici russi, l’Ue resta pronta per nuove sanzioni contro Mosca.