Nell'anno che registra il record di suicidi e morti per malattia in carcere – sono 222 – si rinnova la riflessione: a tema è il ruolo del volontariato nel sistema carcerario, nell'aiutare la struttura a raggiungere l'obiettivo di sostenere il detenuto nel percorso di reinserimento sociale, con una progettualità che dal carcere prosegue all'esterno.
Tanti attori in gioco nel convegno voluto dallo stesso Garante dei detenuti dell'Emilia-Romagna. “Bisogna capire come trovare un'azione, una strategia che possa dare pari opportunità ai detenuti – dice Cavalieri - perché non accedano al carcere. Abbiamo una presenza in Emilia Romagna di circa 700 persone che sono in carcere e potrebbero uscire se avessero una casa o un lavoro, quindi non accedere al carcere e che in carcere abbiano una pluralità di servizi e la soddisfazione di tutti i suoi diritti e non solo di uno”.
E quella dell'esecuzione penale esterna è stato uno dei temi centrali, in una Regione in cui sono 10mila le persone seguite con questa misura, con il forte contributo proprio del volontariato. “Svolge una azione centrale nel sistema carcerario, porta cultura, fuori da pregiudizi e distorsioni” – dice il Presidente CEI Matteo Maria Zuppi – in un percorso virtuoso: “Il volontariato come sempre deve crescere – dice il Cardinal Zuppi - deve migliorare, non deve pensare di farlo da solo, deve coinvolgere gli altri, deve abituarsi a fare cultura, a spiegare, a raccontare, a coinvolgere. Dall'altra parte ci sono le strutture che hanno una possibilità straordinaria, quello appunto del volontariato, che debitamente utilizzato può fare la differenza, può aiutare a dare fiducia, a creare futuro, a rispondere alle esigenze. Perché il carcere deve guardare al futuro, non deve mai soltanto essere espiativo del passato, anche certamente, ma lo è pienamente solo se prepara il futuro”.
Nel video, le interviste a Roberto Cavalieri, garante detenuti Emilia-Romagna; Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente CEI