“L'attesa fa parte della punizione”: sono le parole del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, nelle ore in cui cresce la tensione per l'annunciata rappresaglia iraniana verso Israele. “Noi risponderemo, l'Iran e lo Yemen risponderanno”, promette Nasrallah. In effetti tutti gli elementi emersi in giornata lasciano pensare a un attacco imminente. Nelle scorse ore Teheran avrebbe spostato postazioni di lanciamissili e già dal fine settimana sarebbero in corso esercitazioni militari. La Russia avrebbe consegnato apparecchiature avanzate di difesa aerea e radar, dopo la richiesta iraniana di armamenti.
Il presidente Putin avrebbe però chiesto alla guida suprema, Ali Khamenei, di rispondere in modo moderato e di evitare i civili israeliani. La possibile rappresaglia, secondo gli esperti, potrebbe essere di diverso tipo. Teheran potrebbe attaccare in tre ondate come avvenuto ad aprile oppure potrebbe agire insieme a Hezbollah dal Libano. Terza ipotesi: l'ingresso, in queste dinamiche, di guerriglieri da terra in un attacco contemporaneo da parte di Houti e Hamas.
Poco fa due notizie: la riorganizzazione dei vertici di Hamas dopo l'uccisione del leader e, in parallelo, l'eliminazione di un alto comandante degli Houti per mano statunitense. La Casa Bianca ha ribadito l'appoggio a Israele. Al momento gli scontri si focalizzano al confine tra lo Stato ebraico e il Libano. Aerei israeliani hanno volato a bassa quota sopra la capitale Beirut, in uno scenario imprevedibile.