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Israele: gli elettori di destra protestano contro Bennett per il supporto a Lapid

31 mag 2021
La corrispondenza di Massimo Caviglia
La corrispondenza di Massimo Caviglia

Appoggiando il governo del centrista Lapid invece di Netanyahu, il leader di destra Bennett ha dichiarato che vuole una rivoluzione. Ma la rivolta è già iniziata tra i suoi elettori, il 70 percento dei quali, secondo i sondaggi, ha dichiarato di non approvare che il partito Yamina, che significa “A Destra”, diventi il fulcro di un governo di sinistra. Le trattative con Netanyahu non erano andate a buon fine e, nonostante il premier avesse offerto a Bennett e Saar tutto ciò che gli avevano chiesto, non è riuscito a convincere i leader dei due partiti di destra ad affiancarlo in una staffetta a tre nel premierato. Così Bennett ha comunicato che appoggerà il governo guidato da Lapid, il quale gli ha assicurato che sarà il primo, nella rotazione a due, a capo dell’esecutivo. Ma i numeri in Parlamento non garantiscono ancora quella stabilità che un governo di unità nazionale dovrebbe avere. Lapid infatti dovrà chiedere l’appoggio del partito arabo Raam, il cui leader Mansour Abbas aveva espresso solidarietà alle proteste degli arabi israeliani durante gli scontri con la polizia sulla Spianata delle Moschee e nel quartiere Sheik Jarrah. Bennett aveva chiesto fermezza contro i manifestanti durante i tumulti, e proprio su questo punta Netanyahu per convincere gli altri deputati di Saar e Bennett a non votare la fiducia a Lapid, il cui incarico scade fra due giorni.

La sua è una coalizione disomogenea di 8 partiti che spaziano dall’estrema destra all’estrema sinistra con il solo collante di essere contro Netanyahu. Ma che si troverebbero subito in disaccordo di fronte a nuove violenze tra arabi ed ebrei nelle città a convivenza mista, o nel caso di un nuovo accordo americano sul nucleare iraniano. Finora solo “Bibi” e l’ex capo del Mossad, Cohen, avevano compreso il messaggio di allarme del direttore dell’Agenzia Atomica Internazionale, che ha messo in guardia sull’arricchimento dell’uranio da parte di Teheran: un livello del 60 percento viene utilizzato solo per costruire armi atomiche e ormai è impossibile tornare indietro. Sarà la prova del fuoco per il nuovo “governo del cambiamento” che si annuncia con poche affinità e molti contrasti.

Massimo Caviglia


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