Il disimpegno americano dalle aree a rischio non più di interesse strategico procede a ritmo elevato. Dopo l’Afghanistan è la volta dell’Iraq: il coordinatore della Casa Bianca per le questioni mediorientali ha informato i funzionari iracheni che gli Stati Uniti sono in procinto di ritirarsi; dapprima le forze combattenti, poi tutte le altre. Il governo iracheno ha dispiegato preventivamente a Baghdad alcuni mezzi corazzati dell'esercito, preoccupato dalle tensioni che si potrebbero creare con le milizie sciite sostenute dall’Iran.
E a proposito di Iran, in seguito al ritiro della delegazione persiana i colloqui di Vienna riprenderanno solo verso la metà di agosto, dopo l’insediamento del nuovo Presidente Ibrahim Raisi. Il premier israeliano Bennett volerà a Washington proprio a metà agosto per discutere con il Presidente Biden del cambio di direzione a Teheran. Stranamente anche il Presidente iraniano uscente Rouhani si è lamentato del fatto che la Guida suprema, l’Ayatollah Khamenei, non gli abbia permesso di concludere l’accordo con gli Stati Uniti per ripristinare il trattato nucleare.
“Ha tolto a questo governo - ha dichiarato Rouhani - l’opportunità di raggiungere un accordo, e siamo davvero dispiaciuti di aver perso questa occasione”. Così l’esercito israeliano ha chiesto al governo Bennett un aumento del budget militare per rafforzare le capacità di attacco alle centrali atomiche della Repubblica islamica. Israele ha osservato con inquietudine l'accelerazione dell'attività iraniana di arricchimento dell’uranio, e si sta preparando alla concreta possibilità che gli Stati Uniti e le altre potenze non riescano a raggiungere un accordo con Teheran sul programma nucleare.