Mentre oggi il premier israeliano Netanyahu atterrava a Washington per partecipare alla cerimonia di domani alla Casa Bianca che inaugura le relazioni tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti, ha certo tenuto presente il mantra ripetuto in questi giorni: “La pace tra Emirati e Israele è un'opportunità storica, ma non è un sostituto della pace fra israeliani e palestinesi”. Però intanto i pregiudizi e la disinformazione avranno più difficoltà a creare un clima ostile, in questa vigilia del Capodanno ebraico che si spera porti pace e tolleranza. E a confortare Netanyahu è giunto anche l’accordo tra Israele e il Bahrein, il cui ministro degli Esteri parteciperà alla cerimonia di domani. Il re Al Khalifa aveva già rilasciato una dichiarazione congiunta insieme a Trump e Netanyahu per certificare l’accordo. E’ il terzo e quarto trattato di pace che Israele firma con degli Stati arabi, dopo quelli con l’Egitto e la Giordania. E ieri il sultano dell'Oman ha elogiato il trattato lasciando intendere che la monarchia omanita potrebbe essere la prossima a firmare un accordo con lo Stato ebraico. L'amministrazione Trump spera di convincere anche l’Arabia Saudita, il Marocco e il Sudan ad unirsi all'iniziativa di pace, ma al momento non ci sono segnali ufficiali. Da parte israeliana il ministro della Difesa Benny Gantz si è complimentato con Netanyahu prima del viaggio, e il capo del Mossad Yossi Cohen ha dichiarato che molte persone hanno contribuito per anni a creare questi eventi, mentre alcuni vedono già in lui il possibile successore di Netanyahu. Agli accordi invece si oppongono con forza, oltre all’Iran, le fazioni palestinesi Fatah del Presidente Abbas e il movimento Hamas, ma la Lega Araba ha rifiutato la richiesta dell’Autorità Palestinese di condannare gli accordi di pace con Israele. Infine da venerdì prossimo Israele sarà di nuovo in lockdown nazionale per almeno tre settimane a causa dell’aggravarsi dei contagi da Covid-19. Una decisione che ha portato un ministro a dimettersi, ma che al momento non mette in pericolo la stabilità del governo, che sarà presto chiamato a ratificare gli accordi con i Paesi del Golfo.
Massimo Caviglia