Dopo i 70 missili lanciati oggi da Gaza su Israele, e i 100 obiettivi militari di Hamas distrutti per risposta, il premier israeliano Netanyahu - appena tornato dagli Stati Uniti - ha ordinato all’esercito di continuare a colpire le infrastrutture del movimento islamico.
Il missile sparato ieri da Gaza, che ha distrutto una casa a nord di Tel Aviv ferendo sette persone fra cui tre bambini piccoli, è giunto proprio nel mezzo di una campagna elettorale in cui il generale Gantz sta accusando Netanyahu di essere stato troppo morbido con Hamas per concentrarsi sul fronte nord contro Hezbollah e l’Iran in Siria.
Col lancio del missile probabilmente Hamas intendeva deviare i problemi interni della sua leadership a Gaza ottenendo una reazione da Israele che consentisse di portare un milione di manifestanti a dimostrare il 30 marzo per l’anniversario di un anno dalle proteste per la “marcia del ritorno” al confine.
Ma la risposta israeliana ha spiazzato il movimento islamico, che ha visto colpire solo le sue infrastrutture e gli uffici dei suoi leader senza causare vittime al momento, grazie alla tecnica del “bussare sul tetto”, una piccola carica esplosiva innocua per avvertire le persone che il palazzo verrà distrutto, consentendo così l’evacuazione.
Comunque vada, Hamas avrà ottenuto il risultato di spostare le critiche interne e l’attenzione dei dimostranti verso Israele, di ottenere la solidarietà internazionale e tornare a chiedere fondi per la ricostruzione, che verranno regolarmente deviati verso la realizzazione dei tunnel del terrore.
Infine, come accade anche per l’Italia in questi giorni riguardo l’accordo economico con la Cina, gli Stati Uniti hanno fatto presente a Israele che il coinvolgimento cinese nella realizzazione di alcune infrastrutture, in particolare le telecomunicazioni, potrebbe minacciare la sicurezza israeliana e statunitense.
E il riconoscimento americano della sovranità dello Stato ebraico sulle alture del Golan potrebbe essere stata una merce di scambio per frenare la collaborazione di Gerusalemme con Pechino.
Oppure forse è un modo per indorare la pillola del piano di pace americano, che verrà presentato ad aprile e probabilmente conterrà sorprese non troppo gradite a Israele.
Massimo Caviglia
Il missile sparato ieri da Gaza, che ha distrutto una casa a nord di Tel Aviv ferendo sette persone fra cui tre bambini piccoli, è giunto proprio nel mezzo di una campagna elettorale in cui il generale Gantz sta accusando Netanyahu di essere stato troppo morbido con Hamas per concentrarsi sul fronte nord contro Hezbollah e l’Iran in Siria.
Col lancio del missile probabilmente Hamas intendeva deviare i problemi interni della sua leadership a Gaza ottenendo una reazione da Israele che consentisse di portare un milione di manifestanti a dimostrare il 30 marzo per l’anniversario di un anno dalle proteste per la “marcia del ritorno” al confine.
Ma la risposta israeliana ha spiazzato il movimento islamico, che ha visto colpire solo le sue infrastrutture e gli uffici dei suoi leader senza causare vittime al momento, grazie alla tecnica del “bussare sul tetto”, una piccola carica esplosiva innocua per avvertire le persone che il palazzo verrà distrutto, consentendo così l’evacuazione.
Comunque vada, Hamas avrà ottenuto il risultato di spostare le critiche interne e l’attenzione dei dimostranti verso Israele, di ottenere la solidarietà internazionale e tornare a chiedere fondi per la ricostruzione, che verranno regolarmente deviati verso la realizzazione dei tunnel del terrore.
Infine, come accade anche per l’Italia in questi giorni riguardo l’accordo economico con la Cina, gli Stati Uniti hanno fatto presente a Israele che il coinvolgimento cinese nella realizzazione di alcune infrastrutture, in particolare le telecomunicazioni, potrebbe minacciare la sicurezza israeliana e statunitense.
E il riconoscimento americano della sovranità dello Stato ebraico sulle alture del Golan potrebbe essere stata una merce di scambio per frenare la collaborazione di Gerusalemme con Pechino.
Oppure forse è un modo per indorare la pillola del piano di pace americano, che verrà presentato ad aprile e probabilmente conterrà sorprese non troppo gradite a Israele.
Massimo Caviglia
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