Entro giovedì mattina saranno scrutinati i voti dei soldati, i diplomatici e i cittadini in quarantena da coronavirus, ma i risultati definitivi delle elezioni israeliane saranno resi noti solo martedì 10 marzo. Comunque, dal 90 % di schede scrutinate, risulta vero quanto dichiarato da Netanyahu, che sia stata la più grande vittoria della sua vita. Gli avversari Gantz e Lieberman speravano che l’incriminazione per frode e corruzione troncasse per sempre la carriera politica del premier, ma il Paese ha ribaltato le previsioni, e confermato la fiducia al Primo ministro, in attesa della sentenza definitiva. Anche accettare il Piano di Pace americano è stata una carta vincente per Bibi, così il Likud è tornato il primo partito del Paese, benché alla coalizione di destra difettino al momento due seggi per ottenere la maggioranza. Segue il partito di Gantz, terza la Lista araba unita. Con uno stallo di 59 deputati a 54 tra i due blocchi, il Presidente Rivlin spingerà come sempre per un esecutivo di unità nazionale, ma Gantz ha già dichiarato che non darà tregua a Netanyahu, escludendo ogni tipo di accordo. Lieberman potrebbe mettere sul piatto della bilancia i suoi 7 seggi per garantire la maggioranza alla coalizione di sinistra, sempre che il Likud non riesca a far passare un paio di deputati dalla sua parte per raggiungere i 61 seggi sui 120 necessari a governare. Iniziano quindi le trattative sulle poltrone, ma se il Presidente segnalerà al Parlamento che non si riesce a formare un governo, 61 deputati potrebbero unirsi e chiedere di affidare il mandato a un qualsiasi membro della Knesset. Altrimenti, come al solito ormai, si andrà a una quarta tornata elettorale.
Massimo Caviglia